L’alternanza che funziona. Luciano Spalletti ha capito in fretta che la formula perfetta per il suo Napoli stava nel mezzo. Nel messo delle 5 sostituzioni, nel mezzo di una rosa profonda e nel mezzo delle scelte. Non essere mai troppo drastico, non affidarsi sempre e soltanto ai titolarissimi. Un vecchio adagio diceva «l’unione fa la forza» e Luciano lo sta seguendo alla lettera. Sì, perché nel Napoli non esistono intoccabili (o quasi), e tutti godono della stessa fiducia, della stessa stima e della stessa considerazione da parte dell’allenatore. Un’alchimia praticamente perfetta. Ecco cosa ha creato Spalletti. Con lui, infatti, il gioco delle coppie non è sinonimo di concorrenza, bensì di opportunità.
Ci sono tre ruoli nei quali il ricambio – quasi sistematico – è diventato il mantra dell’allenatore: terzino sinistro, esterno destro d’attacco, centravanti. Mario Rui-Olivera, Lozano-Politano, Raspadori-Simeone sono le tre coppie che ruotano, si alternano, si compensano e innanzitutto si sostengono. Sostanzialmente il titolare fisso non c’è. Perché è vero che Mario Rui ha giocato più del doppio dei minuti di Olivera (686 contro 306), ma ogni qual volta l’uruguaiano è stato chiamato in causa, non ha fatto sentire la mancanza del portoghese: da titolare o a partita in corso, nessuna differenza. Discorso praticamente identico per il centravanti. Domani a Cremona tornerà Osimhen (almeno in panchina) ma intanto Raspadori ha giocato fin qui quasi 200 minuti più di Simeone, ma entrambi si sentono titolari, entrambi si sentono protagonisti ed effettivamente entrambi lo sono.
Soprattutto per Spalletti che ci tiene sempre a ribadire il concetto dei 15-16 titolari. Per lui non ci sono differenze. È titolare chi parte dal primo minuto, è titolare chi entra a partita in corso. Eccola la formula magica della felicità azzurra. Addirittura per il ruolo di esterno d’attacco a destra, Lozano e Politano si sono contesi il posto praticamente per lo stesso tempo. 465 minuti ha giocato il messicano, 488 l’italiano, a dimostrazione che è impossibile definire sulla carta chi dei due sia il titolare. Un gioco di incastri che con il passare delle giornate (tra campionato e Champions) si è rivelata la chiave del Napoli. Tutti si sentono importanti, nessuno si sente messo in disparte. Perché la forza del gruppo è la forza dei singoli. In questo senso sono entrate anche le rotazioni in difesa. Kim e Rrahmani sono i titolari, certo, ma Ostigard e Juan Jesus non si sentono da meno e ogni volta che vengono chiamati in causa danno un contributo decisivo.
Tra gli intoccabili, invece, Giovanni Di Lorenzo, capitano e punto fermissimo di questo Napoli. Anzi, inamovibile. Spalletti non lo ha mai fatto riposare se non per qualche minuto, a dimostrazione della sua importanza assoluta. Così come per Kvara, che dopo una partenza più controllata da parte del tecnico, adesso è sempre più fondamentale e ha sempre più responsabilità. A Cremona potrebbe riposare, almeno dall’inizio. L’unico reparto nel quale Spalletti cambia meno è il centrocampo dove il trio Anguissa-Lobotka-Zielinski sembra essere l’asse portante di tutta la squadra. Domani ci potrebbe essere qualche novità perché Ndombele scalpita per una maglia da titolare.
«Diciamo che ora sono leader di questo Napoli», ha detto Zielinski ai microfoni di Radio Kiss Kiss. «Cerco di dare il mio massimo per la squadra. Ora si vedono i risultati. Sto facendo bene, ma si può ancora migliorare. Spero che questa stagione diventerà top e di fare tantissimi gol e assist», ha aggiunto il polacco che già pensa al futuro. «Già con la Cremonese sarà molto difficile, sarà un’altra gara. Lo scudetto è il sogno è di tutta la gente che tifa Napoli e allora spero che la S di Spalletti sia quella dei sogni». Anche perché Zielinski ha vissuto la stagione dei 91 punti con Sarri ed è ancora amareggiato per il traguardo non raggiunto. «Spero che questa squadra possa fare meglio di quella di Sarri. C’è tutto per fare bene, lo stiamo dimostrando ma siamo solo all’inizio. Sono sicuro che la squadra farà tutto il possibile per trasformare i sogni in realtà».