La meraviglia del calcio è qui. È il Napoli che batte per la seconda volta in 8 giorni l’Ajax e vola agli ottavi di Champions League a 180’ dalla chiusura del girone.
Mai accaduto. E mai accaduto neanche che la squadra vincesse quattro partite di fila in Champions (sono in tutto nove con quelle di campionato). Un nuovo segnale di forza, che dà continuità allo straordinario progetto che hanno messo in campo De Laurentiis e i suoi uomini, il capo dell’area tecnica Giuntoli e l’allenatore Spalletti. Dodici punti e diciassette gol in Champions, si aggiornano i numeri record della squadra che ha colpito con Lozano (seconda rete in quattro giorni per El Chucky che aveva vissuto periodi difficili), Raspadori (facciano vedere il suo colpo d’artista ai bambini che giocano a calcio), Kvaratskhelia (un rigore perfetto) e Osimhen (rientrato dopo 35 giorni). Mai nessuna squadra italiana aveva segnato tanto nelle prime 4 gare del girone: la Juve campione d’Europa con Lippi nell’edizione ‘95-‘96 si era fermata a 14 gol, eguagliati i 17 del Psg e Bayern in precedenti stagioni.
La rete subita a inizio ripresa – il colpo di testa di Klaassen ha sorpreso Olivera e Meret – non ha modificato l’inerzia della gara. Il Napoli è una potenza, con la sua qualità, la sua organizzazione, il suo spirito di sacrificio. Kvara, ad esempio. Spalletti gli ha spiegato in maniera fin troppo chiara cosa si aspetta da lui e al Maradona si è battuto ieri sera a tutto campo, arretrando per la prima volta davvero in tante occasioni sulla trequarti. Jack – 4 gol nelle prime gare di Champions, come solo altri due italiani: Del Piero e Ravanelli, campioni d’Europa juventini – ha lasciato il posto a Osimhen, che deve recuperare il ritmo gara dopo oltre un mese di assenza e intanto ha segnato la prima rete con la maglia azzurra in Champions.
Sul 2-0, piazzato nei primi 16’, era sembrato che il Napoli avesse abbassato il ritmo. L’Ajax ha provato a rialzare la testa ma è stato schiacciato da avversari che hanno attaccato negli spazi, con Osimhen che aveva voglia di spaccare il mondo, anzi di fare un gol, e per questo lottava con la difesa olandese e discuteva coi i suoi compagni: alla fine ce l’ha fatta, impazzendo di gioia. Il Napoli non è più spaccato tra titolarissimi e riserve, come ai tempi di Sarri: è un meccanismo in cui chi entra non fa rimpiangere chi esce. È il caso di Olivera o di Juan Jesus (il suo abbraccio a Brobbey è stato punito nel finale con un eccessivo rigore), piazzato al centro in sostituzione di Rrahmani. E quanto sta crescendo Ndombele.
Il Maradona è esploso di felicità, con quei 50mila felici come nelle notti che hanno scritto la storia di questo club. Napoli primo in campionato e già qualificato alla seconda fase di Champions. Questa non è un’illusione destinata a spegnersi. È lo sviluppo di un progetto tecnico e industriale che ha portato la squadra al di là della sua abituale dimensione. A differenza dell’aurea epoca di Maradona non vi è la Stella ma vi sono ottimi calciatori collocati al posto giusto, in grado di sviluppare armonicamente il copione deciso da Spalletti.
A metà degli anni Ottanta Ferlaino lottò con tutte le sue forze per portare a Napoli l’uomo della provvidenza, quel ragazzo argentino dal sinistro magico. E creò intorno a lui il progetto rivelatosi vincente in pochi anni. Aurelio De Laurentiis, mentre questa estate una parte della tifoseria strepitava per le partenze di protagonisti delle ultime stagioni (da Ospina a Mertens), ha ragionato con il suo staff e ha attuato il piano di mercato che ha segnato la svolta, con quest’ottima integrazione tra le qualità di quelli che c’erano e di quelli che sono arrivati. I primi avevano voglia di dimostrare che il gruppo non si era indebolito, gli altri portavano dentro «fame e ambizione», come ha dichiarato Giuntoli prima della seconda vittoria sull’Ajax. Mentre la Juve si dispera per la sua sconclusionata stagione, a Napoli c’è la legittima e piena soddisfazione di vedere i risultati di un lavoro accurato. Va riconosciuta questa capacità manageriale, che aveva peraltro portato il Napoli a sostituire – tanto per fare un esempio – Cavani con Higuain e Higuain con Mertens.
Lo sbandato management della Juve non ha saputo rinnovare (e in questi anni si sono appesantiti i bilanci), il Napoli ha scelto gli uomini giusti, non arrestandosi di fronte alle lungaggini delle trattative e al costo del cartellino, come è accaduto per Raspadori, infatti protagonista in questo avvio, con prodezze e gol tra Napoli e Nazionale. Se avessimo altri giocatori di questa classe la risalita per il ct Mancini sarebbe più agevole.
Alcuni azzurri erano apparsi una nota al di sotto a Cremona, affaticati dalle partite a distanza ravvicinata.
La condizione fisica generale soddisfa Luciano Spalletti (ma ieri si è fermato Anguissa per un problema muscolare, a quattro giorni dall’infortunio di Rrahmani), il tecnico e il suo staff l’hanno calibrata per arrivare alla fine della fase-1 della stagione (12 novembre), prima della lunga sosta mondiale, in una buona situazione di classifica. Viene fatto tutto con scientifica lucidità, dunque non è un sogno e i tifosi non devono temere un brusco risveglio. Continuino a sostenere con entusiasmo Kvara, Jack, Kim, Victor e i loro compagni in questo viaggio così carico di emozioni.