Abbiamo ripreso il cammino, abbiamo ritrovato il nostro bomber scugnizzo, , abbiamo recuperato punti e convinzione. Quei punti e quella convinzione che aspettavamo per irridere con i fatti l’offensiva griglia di partenza ipotizzata da un giornale sportivo a inizio campionato. Siamo noi, solo e ancora noi l’antiJuve, si mettano il cuore in pace dalle parti di Milano. Anche perché noi, ormai, possiamo solo migliorare: non potrà mai più capitare una partita con così tante palle gol sbagliate, è una questione di statistica oltre che di fortuna. In ogni caso dovevamo vincere e abbiamo vinto, pazienza se con fatica, soffrendo, sudando: a Firenze, contro questa stessa squadra (anche se loro molto gentilmente hanno fatto di tutto per non ricordarcelo, buttando alle ortiche il viola e mettendosi addosso una strana divisa rossa) era andata decisamente peggio. Irrimediabilmente peggio, ad essere precisi. Perciò vuol dire tante cose, questa vittoria striminzita che vale, almeno per una notte, la ritrovata vetta della classifica. Dal punto di vista tecnico, ovvio, significa che il Napoli di Ancelotti sta prendendo finalmente forma: una squadra duttile, che cambia protagonisti e gioco in corso d’opera, con la panchina che sembra una porta girevole dalla quale ogni tanto viene fuori un nuovo jolly. Ma soprattutto, dal punto di vista di noi tifosi ancora spaesati, ancora sinceramente orfani delle geometrie e delle spavalderie sarriste, la vittoria di stasera è una botta di autostima tanto insperata quanto vitale. Non per dire, ma dall’altra parte della Manica, l’allenatore della filosofia enciclopedica se ne sta in vetta da solo, a punteggio pieno, dopo un’altra vittoria larga, a godersi gloria, popolarità e neologismo.
From: Il Mattino.