L’urlo dei tifosi napoletani si strozzò sul più bello, su quel mancino di Milik che nei minuti di recupero faceva da confine tra la gloria o la morte (sportiva). Alisson, portiere brasiliano del Liverpool, anche grazie a quella parata sul tiro del polacco è diventato il miglior portiere dell’ultima stagione, da lì è cominciata la cavalcata assoluta dei Reds di Jurgen Klopp fino alla finale vinta contro i connazionali del Tottenham e alla sesta Champions League della loro storia. Napoli-Liverpool è già una partita a sé, una grande classica delle ultime stagioni con azzurri e Reds che si conoscono ormai alla perfezione: da una parte Ancelotti, dall’altra Klopp, prima il classico che ha vinto ovunque, poi il rockettaro pazzo che segue le sue regole e con quelle incanta il mondo del calcio.
Si sono incontrate già quattro volte in sfide ufficiali tra il 2010 ed oggi, prima in Europa League e poi nella scorsa Champions. Ad avere la meglio sono stati sempre gli inglesi, qualificati in entrambe le occasioni, ma lo scorso anno al San Paolo quelli che poi sarebbero diventati i campioni d’Europa crollarono sotto i colpi del Napoli più bello e di un gol di Insigne. Al ritorno solo gli errori sotto porta cambiarono il destino, ma quel gol di Salah fu ingrediente prezioso per una squadra dimostratasi poi da titolo agli occhi del mondo. In mezzo, però, non solo partite ufficiali: la scorsa estate una amichevole disastrosa per il primo Napoli di Ancelotti, un 5-0 di passivo che aprì le porte a forti dubbi. Un mese fa, invece, di nuovo in amichevole, furono gli azzurri ad avere la meglio con un 3-0 che sorprese anche gli addetti ai lavori. Poco da scoprire tatticamente: i Reds giocano un 4-3-3 conosciuto ai più, la punta di diamante è Salah, insieme con Firmino e Mané, il muro difensivo resta Van Dijk. Hanno cambiato poco perché poco c’era da cambiare e anche la rincorsa al titolo di Premier sembra ripartita.
Una sfida che si riproporrà, dunque, un testa a testa che guiderà il gruppo E della nuova Champions dove Liverpool e Napoli sono state sorteggiate ancora insieme. I campioni d’Europa nella prima fascia, gli azzurri nella seconda, entrambe alle prese con il Salisburgo, mina vagante della terza fascia che il Napoli conosce bene: lo scorso anno, infatti, le due formazioni si incontrarono agli ottavi di Europa League. Mertens e compagni superarono l’andata con un comodo 3-0 che salvò tutti dal capitombolo in Austria. Fu il Salisburgo a ribaltare il match con un 3-1 che fece tremare gli animi dei tifosi napoletani. Non c’è più Munas Dabbur, la stella israeliana che aveva spaventato Ancelotti un anno fa, così come Stefan Lainer, il terzino che piaceva anche al Napoli.
I due erano di certo i calciatori più esperti e rappresentativi della (seconda) squadra della Red Bull, un gruppo che in campionato passeggia e che si è rilanciato ora con gli arrivi del coreano Hwang dall’Amburgo e Max Wober dal Siviglia. I due cardini tattici del 4-4-2 di Jesse Marsch, americano che cerca gloria in Europa, sono però i due esterni Szoboszlai – classe 2000 con i riflettori puntati dei principali scout del continente – e Takumi Minamino, il giapponese che già lo scorso anno incrociò gli azzurri. In attacco attenzione anche all’altro 2000 Erling Haland, norvegese arrivato dal Molde e pronto a farsi notare. In campionato, fin qui, sono state ovviamente sei vittorie in altrettante partite, schiacciasassi dell’intera Bundesliga austriaca.
L’ultimo viaggio azzurro sarà un ritorno a casa per uno dei leader della squadra di Ancelotti. Kalidou Koulibaly tornerà infatti a Genk, in Belgio, e affronterà la squadra di cui aveva vestito la maglia tra il 2012 e il 2014 con alterne fortune. Proprio dal Genk il Napoli di Rafa Benitez aveva pescato comprando il franco-senegalese che oggi è uno degli inamovibili del Napoli e tra i migliori del suo ruolo. Freschi campioni di Belgio per la quarta volta, il Genk ha cominciato il campionato con tre vittorie e due sconfitte. La squadra dell’italo-belga Felice Mazzù (il papà è calabrese) gioca un calcio moderno con un 4-3-3 che fa della rapidità il punto chiave. La stella è il centravanti africano Samatta, ma in mezzo al campo l’età media è spesso bassa – Berge classe ’98, Heynen classe ’97 -, fattore che potrebbe favorire le squadre più forti ed esperte contro la Cenerentola del girone.
From: Il Mattino.