Hamsik, l’ultima bandiera azzurra: a trent’anni viene il bello


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Buon compleanno, capitan Marek. Trent’anni, cifra tonda, da festeggiare in famiglia, nella sua Slovacchia, nell’ultimo giorno di riposo regalato da Sarri al Napoli dopo la fine del ritiro a Dimaro. Per Hamsik è stato l’undicesimo da quando, ventenne di belle speranze, e senza la cresta che sarebbe diventata il suo marchio di fabbrica, arrivò dal Brescia per giocare in un Napoli che aveva appena riconquistato la serie A. Il 28 giugno 2007 il presidente Aurelio De Laurentiis, su indicazioni del direttore sportivo Pierpaolo Marino, lo aveva acquistato per 5 milioni e 500mila euro. Soffiandolo al Milan e all’Inter, che a lungo avevano fatto la corte al presidente del Brescia Corioni per prendere il gioiellino di Banská Bystrica. «È un incrocio tra Gatti e Nedved, ha la maturità di un trentenne», lo presentò così il suo allenatore a Brescia Serse Cosmi. Marek, assistito dal manager Juraj Venglos, firmò un contratto quinquennale, fino al 2012. E prima di partire per le vacanze in Giamaica giocò a fare il duro: «Non ho sofferto la pressione del San Paolo da avversario, figuriamoci da padrone di casa».

Già, padrone di casa. Il ventenne Marek forse non immaginava che dieci anni dopo quella definizione sarebbe stata ancor più appropriata per lui. Perché Hamsik è il padrone di casa Napoli, con un record di fedeltà sportiva che ormai possono vantare in pochissimi nel calcio moderno. Una bandiera. Vera. Che dopo il ritiro di Totti, il popolo azzurro può veder sventolare ancor più con orgoglio. Perfino l’Uefa nel decimo anniversario del suo arrivo ha celebrato Hamsik sul proprio sito Internet: «Il concetto di bandiera sta diventando sempre più estraneo al calcio moderno. I giocatori vanno e vengono, cambiando casacca con frequenza sempre maggiore. Qualcuno, tuttavia, va in controtendenza. È il caso di Marek Hamsik. In dieci anni tutto è cambiato a Napoli, tranne lui. Allenatori e giocatori si sono susseguiti, ma Hamsik è rimasto un punto fermo, il motore immobile del sistema solare partenopeo. Ora possiamo dirlo: a Napoli tutto gira intorno a Marek. Il capitano partenopeo e della nazionale slovacca – la cui cresta è diventata un autentico marchio di fabbrica – ha saldamente piantato le sue radici all’ombra del Vesuvio e non ha nessuna intenzione di fare fagotto. In passato ha rifiutato proposte eccellenti per amore di Napoli e del Napoli e ora insegue un sogno…». 

Le proposte eccellenti erano state nel tempo quelle di Milan, Inter, Manchester United e Juventus. Lo storico agente Venglos per un periodo era stato affiancato da Mino Raiola, il potentissimo manager campano che cura gli interessi di giocatori come Ibrahimovic, Pogba, Donnarumma. Ma Hamsik nel 2012, quando lo cercarono Inter e Manchester United, preferì rimanere nel Napoli, nella sua Castel Volturno, rompendo i rapporti con Raiola. Che successivamente non lesinò dure critiche a Marek e al presidente De Laurentiis. Il no più apprezzato dai tifosi azzurri è stato, però, quello alla Juve, arrivato un anno prima del «sì» di Higuain ai bianconeri. Hamsik vuole concludere la carriera nel Napoli, con il sogno, a 30 anni, di conquistare finalmente anche lo scudetto. Il suo palmares, finora, è lo stesso del… presidente De Laurentiis: due coppe Italia e una Supercoppa italiana. Proprio lui è stato uno dei primi nella squadra a sdoganare la parola-tabù. Pochi giorni dopo la fine dello scorso campionato disse: «Nel prossimo proveremo a vincere lo scudetto: la distanza dalla Juventus si è ridotta». Le sue parole al termine di una stagione eccezionale del Napoli, la seconda con Sarri in panchina, contrassegnata da tanti record e, per unanime giudizio, da un gioco spettacolare. Una stagione formidabile anche per Hamsik, probabilmente la sua migliore in azzurro. Sicuramente dal punto di vista realizzativo: 15 gol segnati, il nuovo primato personale in maglia azzurra. Che lo ha portato a sole due reti dal record assoluto di Diego Armando Maradona, che è ancora il capocannoniere di sempre della squadra con 115 reti. Non male 113 gol per un giocatore che non è un bomber di professione e, infatti, Marek lo ha sottolineato spesso con orgoglio: «Sono parecchi, considerato che non sono nemmeno un attaccante». Facile immaginare che il sorpasso dell’idolo Maradona sia il primo obiettivo della stagione per Hamsik. E c’è da giurare che il primo a congratularsi con lui sarà proprio Dieguito, che ha sempre speso bellissime parole per lo slovacco. E che potrà pur sempre dire che lui il record lo aveva ottenuto in sette stagioni e giocando un minor numero di partite. 

Occorreranno, invece, ancora sessanta gare ufficiali a Marek per battere un altro prestigioso record, quello delle presenze con la maglia del Napoli. Che appartiene a Peppe Bruscolotti, con 511 partite disputate. Ma Hamsik ha tempo anche per diventare l’azzurro più presente di sempre, la bandiera delle bandiere. Ha un contratto con il Napoli che scadrà nel 2020 e non è detto che a 33 anni decida di lasciare. Anzi. Uno dei giocatori che maggiormente lo hanno ispirato in questi anni è stato Javier Zanetti, l’argentino uomo-simbolo dell’Inter, in campo fino a 41 anni prima di diventare vice-presidente del club nerazzurro. Un futuro da dirigente che, forse, non dispiacerebbe ad Hamsik, uomo-simbolo del Napoli. Ma questa, poi, sarà un’altra storia. 

From: Il Mattino.

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