Di Lorenzo, Manolas, Koulibaly, Hysaj: da destra verso sinistra sono questi i quattro uomini che hanno blindato il Napoli. Titolari contro Parma, Genoa ed Atalanta, sarebbero gli stati gli stessi che avrebbero sfidato anche la Juventus ancora non orfana di Crsitiano Ronaldo. La classifica, quella ufficiale (ma deve affrontare ancora diversi gradi di giudizio) sostiene che siano 4 i gol al passivo: finora, però, solo Lammers, dopo 260 minuti circa (recuperi compresi) di imbattibilità, ha davvero violato la porta azzurra, nella circostanza difesa da Ospina che sta vivendo l’alternanza con Meret. Il friulano, sceso in campo con il Genoa, potrebbe giocare con l’Az Alkmaar, trovandosi davanti un reparto che potrebbe esser rinnovato per la prima volta in stagione. Un solo centro al passivo, si diceva: questo nonostante il Napoli abbia giocato con il 4-2-3-1 per due gare ed un terzo (dal 60′ di Parma-Napoli con l’ingresso di Osimhen per Demme), un modulo immaginato e programmato dal ritiro di Castel di Sangro, strutturato in fase offensiva grazie all’arrivo proprio del nigeriano.
Se Juve, Inter, Lazio e la stessa Atalanta, ovvero le squadre che hanno raggiunto la Champions nella scorsa stagione, lamentano difficoltà proprio nella casella delle reti subite, il positivo score azzurro si riassume in due dati: nelle tre gare disputate, sono 8.3 i tiri subiti dal Napoli a gara, nessuno ne ha subiti meno in media. Sono, invece, 21.3 i contrasti completati per match, anche in questo caso nessuna delle altre squadre della serie A ha mostrato maggiore capacità di impatto, anche fisico, sugli avversari. Uno dei due terzini, Hysaj, gioca, di fatto, con un baricentro quasi allineato a quello dei due centrali, rispettando una consegna che consente a Koulibaly di poter guidare la difesa (e prendersi la libertà di qualche inserimento) e a Manolas di fungere da marcatore puro, sfruttando la velocità che ha a disposizione per anticipare – come è successo con l’Atalanta – i palloni a Gomez ed Ilicic, prima che gli stessi diventassero rifornimenti pericolosi. Con questo tipo di sistema, la compatibilità, apparsa complessa in più di una circostanza nel finale di scorsa stagione tra il senegalese e il greco, non diventa solo possibile, ma rappresenta uno dei principali punti di forza del sistema di Gattuso. Non è un caso, poi, che sia stato Di Lorenzo l’uomo che, anche contro i nerazzurri, abbia completato più contrasti: il tecnico guarda al terzino destro come un potenziale centrale e gli affida il compito di accettare l’uno contro uno (con Gosens prima, con Lammers poi) con risultati lusinghieri, visto che il terzino ex Empoli ha vinto l’89% dei duelli difensivi.
La duttilità degli interpreti sta anche nella capacità di tenere gli ormeggi allo stesso modo, sia quando il Napoli forza alla ricerca del gol, chiedendo ai suoi difensori aggressività maggiore ed una linea, di conseguenza, molto alta, sia quando si entra in una fase di gestione che porta ad una linea più bassa, per evitare anche qualche rischio di troppo con il passare dei minuti. Si sale, si scende, ma si resta compatti: la posizione di partenza dei terzini, quando la squadra non porta palla, è tale da essere perfettamente in linea ed anche molta stretta con i due centrali, con gli esterni alti chiamati ad abbassarsi. La volontà dello stesso Gattuso di trattenere Hysaj nonostante un contratto in scadenza, con qualche difficoltà per il rinnovo, nasce dalla funzionalità tattica dell’albanese in questo schieramento, che ha condotto il Napoli a subire solo 5 tiri dall’interno dell’area di rigore a differenza dei 9 già subiti, ad esempio, dalla Juventus di Andrea Pirlo. La presenza di Bakayoko, poi, contro l’Atalanta non ha messo uno schermo davanti la retroguardia: ha, invece, visto un mediano fare una densità importante in tutte le zone dalla propria trequarti a quella avversaria, contribuendo in modo importante a tener lontano il pericolo. Basti pensare, infatti, che 4 dei 5 palloni recuperati dall’ultimo arrivato in casa azzurra sono stati sradicati agli atalantini nella metà campo orobica.