Da un napoletano verace a uno adottivo. Da Insigne a Raspadori poco o niente cambia in Nazionale: il tiro a giro, la statura, la classe e anche il numero. A Jack è toccato il dieci, quasi un’esclusiva di Lorenzo nelle sue ultime stagioni targate Italia. Se il ct Mancini lo abbia fatto fuori o gli abbia risparmiato le fatiche della traversata in un momento psicologico non particolarmente favorevole, è una decisione che sta soltanto nella testa dell’allenatore. Ieri non c’è stato alcun tipo di tentennamento: gioca Giacomo Raspadori, a lui la numero dieci. E lui ha ricambiato con un gol da cineteca. I minuti iniziali, soprattutto i primi venti, sono stati scoppiettanti. Le uniche cose buone, e anche le uniche occasioni da rete, sono state partorite dall’accoppiata Raspadori-Scamacca, il tandem che ha fatto le fortune del Sassuolo. Il napoletano in apparenza seconda punta, ma molto più a suo agio tra le due linee di centrocampo e attacco, non ha avuto difficoltà nel dialogare con l’ex compagno di squadra, adesso al West Ham: pulizia nei passaggi e grande corsa, e avvio di ogni trama offensiva, questo ha fatto Jack quando Barella lo ha supportato uscendo dalla propria linea tattica. L’eroe della serata: «È un bel gol, Bonucci mi ha chiamato quella giocata pochi secondi prima. Felice? È stata una grande prestazione, una partita molto offensiva, ci siamo sacrificati per ottenere questo risultato. Avevamo bisogno di battere una grande nazionale, abbiamo dimostrato di voler tornare a essere grandi, giocando con coraggio e qualità», dice Jack Raspadori.
Raspadori s’è preso la scena a inizio ripresa. Fiammate consistenti, una settimana dopo e sullo stesso campo, sembrava il replay di Milan- Napoli. La giocata da applausi l’ha confezionata partendo dalla sua posizione preferita, trequartista appunto di sostegno alla punta, quando ha innescato il contropiede perfetto sprecato da Barella per una posizione di fuorigioco. Fuori Scamacca, dentro Gnonto, il ct ha provato on i due piccoletti in avanti ed è stata questa la fase in cui Jack ha fatto vedere le cose migliori. Tutta qui la sua partita? Macchè, il bello deve ancora venire. Stava carburando, altri due assist non raccolti in area, che provocano due calci d’angolo consecutivi. Poi esplode, per la precisione al minuto 67, e fa esplodere San Siro, il gol è fantastico e va raccontato. Lancio lungo (trenta metri) di Bonucci per il napoletano, che in serie fa tre capolavori in otto secondi circa: stop volante, piroette per dribblare Walker, altri tre difensori disorientati con la finta a rientrare e tiro a giro dal vertice dell’area. Con palla naturalmente che finisce in rete sul palo opposto. In piedi i cinquantamila dello stadio milanese, in piedi i campioni del mondo ’82 presenti in tribuna, in piedi Mancini che sorride e si aggiusta il ciuffo prima di incrociare lo sguardo del suo vice Evani: Ma che gol ha fatto?. Lui corre, ha già la faccia di uno scugnizzo, lo abbraccia per primo Di Lorenzo, poi Meret vicino alla panchina. Il ghiaccio è rotto, Jack dopo Napoli conquista anche la Nazionale, lo capisce lui stesso al minuto 80: il numero dieci lascia il campo e i cinquantamila gli dedicano la strameritata standing-ovation.