Chi conosce bene Luciano Spalletti, come il giornalista e scrittore Giancarlo Dotto che nei giorni scorsi ha rilasciato un’intervista al Mattino sul tecnico del Napoli, dice che ha un carattere particolare perché non riesce a godersi i momenti di felicità. Infatti, pensa a cosa ci sarà subito dopo una vittoria e sa che gli attimi belli rischiano di essere effimeri se non c’è continuità di lavoro.
Ci chiediamo se in queste settimane, obiettivamente le più liete della sua carriera, Luciano stia ripensando a cosa accadde nello scorso aprile a Napoli, dopo le sconfitte con Fiorentina ed Empoli e il pareggio con la Roma. Raccogliendo appena un punto, la squadra subì la frenata decisiva per l’esclusione dalla lotta scudetto. E a Napoli una parte della tifoseria ebbe reazioni forti, di contrapposizione: c’è chi si presentò con uno striscione di contestazione davanti all’albergo nel centro storico prima della partita contro il Sassuolo e chi, proprio quel giorno al Maradona, fischiò chi aveva conquistato un posto in Champions un anno dopo quell’incredibile partita contro il Verona in cui sarebbe bastato davvero poco con Gattuso – conquistare una vittoria e non un pareggino con una squadra scesa in campo per onore di firma - per scalzare la Juve e classificarsi al quarto posto. E, a proposito del prossimo big match all’Olimpico, c’è chi a fine maggio fece un raffronto tra la stagione del Napoli e quella della Roma, che aveva chiuso con la conquista della Conference League ma a 16 punti dagli azzurri. E questo qualcosa avrà pure significato sul valore degli azzurri e di Spalltti rispetto ai giallorossi e Mou.