La vedrà, quella partita, perché in Napoli-Lazio c’è più di un pezzo del suo cuore. A Roma, sponda bianoceleste, Zdenek Zeman – appena rientrato nel suo mondo a 75 anni grazie alla chiamata del Pescara – visse la prima esperienza nel grande calcio dopo aver costruito Zemanlandia a Foggia. Era il 1994 e il boemo si presentò a Roma il 2 maggio, il giorno dopo aver perso allo Zaccheria la partita contro il Napoli di Marcello Lippi che volò in Coppa Uefa.
Due anni e mezzo di alto livello, soprattutto il primo anno, concluso con il secondo posto e il migliore attacco del campionato, i quarti di finale Uefa e la semifinale di Coppa Italia. A metà della terza stagione, resa difficoltosa dalle numerose cessioni, l’esonero, uno dei tanti collezionati da quest’allenatore che è andato avanti senza preoccuparsi dei titoli e delle etichette, coerente con se stesso.
Nel 2000 lo sbarco a Napoli, dove avrebbe dovuto aprire un progetto dopo la promozione in serie A conquistata da Walter Novellino e invece restò per una manciata di partite, 8 in tutto. Il Napoli non si sarebbe allontanato dai bassifondi della classifica con il suo sostituto Emiliano Mondonico e retrocesse all’ultima giornata. Eppure, Zeman non ha voltato le spalle a Napoli. Anzi, ogni suo ritorno in città – dove ha lasciato solide amicizie, a cominciare da quella con il dirigente Filippo Fusco – è un piacevole tuffo nel passato. E, anche se qui è rimasto poco, molti tifosi sono rimasti legati alla sua filosofia. E’ sembrata, quella di oltre 22 anni fa, una grande occasione bruciata.
Napoli-Lazio, a poche ore dal suo ritorno in panchina nella partita di sabato contro la Juve Stabia a Pescara, rappresenta anche l’occasione per dare uno sguardo a uno dei suoi più bravi allievi, quel Ciro Immobile che in riva all’Adriatico – ispirato da Lorenzo Insigne e Marco Verratti – trascinò undici anni fa la squadra in serie A. L’ultimo successo firmato dal boemo.