Il Napoli esempio del pressappoco: errori e isterismi, la Juve saluta


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Sul più bello il Napoli perde la testa, prende gol, e sciupa
la possibilità di accorciare sulla Juventus. Invece accorcia
l’Inter sul Napoli che implode. Prima Kalidou Koulibaly, fino
ad allora il migliore in campo, con gol salvati, anticipi,
scivolate, ferma Politano aiutandosi col braccio e poi applaude
Mazzoleni. Espulso. A sua parziale discolpa c’è la
vergogna dei cori razzisti in uno stadio che ha visto tanto di quel
calcio e di uomini di ogni tipo, da non potersi permettere un tifo
così bieco, che nonostante tre annunci non ferma gli
ululati, andava fermata la partita, tanto che Ancelotti ribadisce
nel dopo gara la volontà di stoppare le gare con gli insulti
razzisti, fino alla disponibilità anche a perderle. Rimane
la reazione sbagliata del difensore senegalese. Che, esasperato, ha
riversato nell’applauso all’arbitro l’ostilità
del campo e le offese che piovevano.

Dieci minuti dopo Lorenzo Insigne, fino ad allora il peggiore in
campo, scalcia Keita, provocato risponde, e poi reitera i calci
fino a quando non viene buttato fuori. Missione compiuta, il Napoli
cappotta, Spalletti esulta. Intanto Lautaro Martinez un lazzaro che
segna un gol pesantissimo da cobra l’aveva messa in porta
punendo la squadra di Carlo Ancelotti, mai vista così
involuta, complice i piani saltati a causa dell’infortunio di
Hamsik, con Callejon che parte terzino per tattica, torna nel suo
ruolo di ala quando il capitano è costretto a uscire e poi
ridiventa terzino per esigenze numeriche e scomparsa dei
compagni.

Era cominciata male con l’allerta arbitraggio che sembrava una
di quegli allarmi della protezione civile, con De Laurentiis
scomposto, che annunciava ampi rovesci mazzoleniani e
precipitazioni di cartellini gialli e rossi. Il resto l’ha
fatto un Napoli che ha subito moltissimo nel primo tempo la
pressione dello stadio e il pressing dell’Inter. È
ritornato in campo con una maggiore volontà e qualche
occasione in più Zielinski con Asamoah che salva sulla linea
ma senza ricordare mai il Napoli visto in questi mesi, anzi. Buchi
di gioco e memoria, palloni perduti, e poi nervosismo.
L’obiezione pignola dell’ammonizione forzata vale
parzialmente, il resto è il crollo di una diga, venendo via
Koulibaly ormai imprescindibile evidentemente provato dagli
insulti, e sentitosi doppiamente punito da un giallo che ci
può stare. Con la sua espulsione tutti i difetti del Napoli
si triplicano e dai piedi arrivano alla teste, mandando in tilt i
piani ancelottiani, vengono a galla le frustrazioni di uno come
Insigne che da più di un mese appare l’ombra del
calciatore che ha deciso moltissime partite, che ha trascinato il
Napoli, e quindi la provocazione in un contesto ostile diventa la
via d’uscita, lo scivolo per buttarla in caciara e dimenticare
i propri deficit calcistici.

From: Il Mattino.

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