Napoli, arriva l’Arsenal di Emery: e Ancelotti già sogna la vendetta


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Oltre 130 anni di storia, una bacheca incredibile già arredata, il calcio inglese nell’espressione massima per uno dei club più antichi nella storia di questo sport. Questo è l’Arsenal, il club che il Napoli si è ritrovato davanti all’ultimo sorteggio di Nyon. Sarà sfida vera già ai quarti di finale del torneo, dunque, niente squadra cuscinetto e niente illusione di poter faticare di meno contro una squadra che vanta un palmarès da urlo: 13 Premier vinte, 13 Coppe d’Inghilterra, 2 Coppe di Lega e 15 Community Shield. L’Arsenal è forse la rivale più scomoda, la squadra più attrezzata per sollevare la coppa a Baku il prossimo 29 maggio. Da Highbury al San Paolo, da Londra a Napoli, un doppio filo che collega due allenatori europei: Emery è uno specialista di Europa League da quando ancora sedeva sulla panchina del Siviglia, dall’altra parte Carlo Ancelotti che di Champions ne ha vinte tre tra Milan e Real Madrid. I due si sono già affrontati più volte in Spagna con Real e Siviglia, ma soprattutto hanno un precedente che Re Carlo vorrebbe cancellare: fu il Paris Saint German di Emery a decretare la fine della corsa di Ancelotti sulla panchina del Bayern Monaco nella stagione 2017-18, con un 3-0 che fu l’ultimo capitolo tedesco per lui.

«Una sfida impegnativa ed affascinante per tutti noi», così l’allenatore azzurro ha commentato il sorteggio di oggi a Nyon. Carletto conosce bene le qualità di un gruppo, quello inglese, che in Premier insegue e in Europa vuole arrivare fino in fondo. Ancelotti ha battuto cinque volte l’Arsenal in carriera su otto precedenti. Il campionato per loro è una continua bagarre: al momento i Gunners sono al quarto posto, dentro la zona Champions, ma alle spalle Manchester United e Chelsea inseguono da vicino e non ne vogliono sapere di mollare la corda. Una storia gloriosa quella dell’Arsenal che però in Europa continua a pagare lo scotto della sorte: una volta finalista in Champions (2006), una in Europa League (2000), la semifinale di questo stesso torneo un anno fa, quando gli inglesi furono eliminati sul più bello dall’Atletico Madrid poi vincitore. Nel loro logo anche la spiegazione del soprannome tanto conosciuto, i “Gunners”: sin dalle origini infatti, il club ha sempre avuto almeno un cannone nel proprio stemma, tutto riconducibile ai fondatori del club, nonché membri del Royal Arsenal, un deposito d’armi del sud di Londra che riforniva l’esercito britannico. 

Il Tamigi a fare da sfondo all’Emirates (inaugurato nel 2006), non romantico come il più vecchio Highbury, ma di certo una fortezza da cui ripartire. Lo sa bene l’Arsenal che si è affidato alle rimonte anche negli ultimi due turni. Prima il passivo contro il BATE Borisov ai sedicesimi, poi la sconfitta in Francia contro il Rennes agli ottavi. Poco importa, perché per due volte a Londra non c’è stato molto da fare per gli avversari. Lo ricorda bene anche il Napoli: nella stagione 2013-14, con Benitez in panchina, la sconfitta fu bruciante in Champions, un 2-0 che poteva essere più largo contro una squadra completamente trascinata dal tifo presente. Quel Napoli seppe ribaltare il passivo al San Paolo, ma fu troppo tardi: gli inglesi passarono agli ottavi per una migliore differenza reti, altra amarezza da cancellare.

Una squadra giovane e fresca quella di Emery che ha rilevato il progetto  dopo ventidue anni di guida Wenger senza stravolgerlo. L’Arsenal si è riscoperto innovatore e oggi punta tutto su un 4-2-3-1 che fa della freschezza e della qualità tecnica le armi migliori. In porta il veterano Cech, la difesa a quattro ben schierata ma non insuperabile, che conta anche su vecchie conoscenze del calcio italiano come Mustafi. In mezzo al campo i muscoli di Torreira, ex obiettivo di mercato azzurro, davanti la forze e la qualità di Aubameyang, Özil, Ramsey e Lacazette. Fin qui in Europa sono stati solo sorrisi: dopo aver vinto il Gruppo E con 16 punti e 12 gol segnati, gli inglesi non hanno battuto ciglio nel ribaltare le due sfidanti tra sedicesimi e ottavi. Ora il Napoli, potenzialmente l’avversario più duro da affrontare insieme al Chelsea di Sarri. E la sfortuna del sorteggio che potrebbe fare la differenza: per l’incrocio cittadino proprio con i Blues, i Gunners saranno costretti a giocare il ritorno al San Paolo. Stavolta il fattore campo non potrà fare la differenza nei secondi 90 minuti.

From: Il Mattino.

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