Se anche gli sceicchi si attaccano al Var


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Come usiamo dire a Napoli, se ne sono andati carichi di meraviglia. Ma carichi davvero. Che dire, probabilmente non si aspettavano una partita così, un avversario tanto indomabile e guerriero. Non se lo aspettavano che avrebbero trovato pane per i loro denti, una squadra con la esse maiuscola e ormai a pieno titolo tra le grandi d’Europa, un gruppo affiatato e carico che dopo i complimenti incassati a Parigi aveva voglia di incassare pure la vittoria: non se lo aspettavano, altrimenti non sarebbero arrivati a tanto. A prendersela con l’arbitro, addirittura. A lamentarsi per un rigore non dato, e per un presunto fuorigioco (che non c’era) sul rigore che è invece stato concesso a noi. A chiedere con veemenza l’introduzione, anche in Champions e il più in fretta possibile, di quella panacea chiamata Var. Fa un po’ impressione, davvero, e persino tenerezza il commento del giorno dopo dello sceicco Nasser al-Khelaifi, ricchissimo e influentissimo presidente del blasonato Paris Saint Germain, che come un qualsiasi dirigente di un anonimo club di provincia si mette a recriminare che «abbiamo perso due punti per due errori dell’arbitro». Fa impressione prima di tutto perché non è (del tutto) vero: nell’azione che ha portato al rigore per il Napoli il fuorigioco non c’era, Callejon era stato rimesso in gioco da Thiago Silva come hanno riconosciuto tutti, persino il portiere che ci mette niente a chiedere se l’arbitro ha qualche altra cosa al posto del cuore. Quanto al rigore su Neyman… touché, monsieur le cheik, probabilmente quello c’era. E per un attimo il cuore di noi tifosi si è fermato, e l’attimo dopo abbiamo ripreso a respirare stentando a credere che per una volta ci era andata bene e che eravamo ancora vivi. Ma davvero siamo a questo? Davvero vogliamo sporcare una partita così aperta e combattuta come quella di martedì con il ricordo di un episodio dubbio? Ma perché allora non parlare dei rigori che non sono stati concessi a noi, a partire da quello – plateale – in casa della Stella Rossa?

Il fatto è che in una partita, in un campionato – come sanno tutti i tifosi e gli osservatori del calcio, e figuriamoci i suoi protagonisti – gli errori arbitrali vanno e vengono, e alla fine si compensano. Con alcune circostanziate eccezioni, certo: e nessuno più di noi napoletani ne sa qualcosa. Così, magari è proprio per questo, per via della nostra lunga e onorata carriera di vittime sacrificali dei fischietti al (presunto) servizio altrui, che ci sconcerta tanto questa sortita parigina. Ci stupisce e un po’ ci irrita, considerato l’andamento della partita e l’altissimo numero di palle-gol da noi prodotte e purtroppo una dopo l’altra sciupate. Ci stupisce che allo sceicco sfugga un dato eloquente, anzi lampante: dal San Paolo, martedì sera, i suoi valorosi e pluridecorati uomini se ne sono andati non con due punti persi ma con un punto guadagnato. Anzi regalato: dalla fortuna, dal caso. Dalla forza di una porta stregata. Qui, al San Paolo, i nostri undici più tre più uno (più cinquantamila, il pubblico che non ha smesso mai di crederci) hanno mostrato di valere di più, molto di più dei sei punti finora raccolti in questo girone che sembrava impossibile, dove i giochi sembravano già fatti a prescindere. E invece siamo in testa, unica squadra ancora imbattuta, e ce la giocheremo fino all’ultimo, fino all’ultimo secondo dell’ultima partita come ha detto giustamente il prode Callejon. Ce la giocheremo sfidando a uno a uno tutti i «se» intorno ai quali da 48 ore si stanno arrovellando i tifosi di tutte e quattro le squadre. Sì, anche quelli della Stella Rossa, perché la vittoria contro il Liverpool ha riacceso pure le loro speranze. Se vinciamo contro la Stella Rossa, se Psg e Liverpool pareggiano, se il Liverpool batte i francesi o viceversa… Se se e ancora se. Ci aspetta un mese pieno di «se». Un sudoku complicato e tutto da interpretare: solo che da qualunque parte lo si guardi, la differenza reti, gli scontri diretti e tutto il resto, il vantaggio è tutto nostro. Il se, insomma, a guardarlo bene è solo un apostrofo (azzurro) tra le parole ottavi aspettateci, stiamo arrivando.
 

From: Il Mattino.

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