L’Europa vale. Eccome se vale. Soprattutto quando si tratta della Champions, competizione nella quale il Napoli arrivato per la terza volta nella propria storia a potersi giocare gli ottavi di finale. Certo, l’urna di Nyon non ha sorriso affatto agli azzurri che il prossimo febbraio riceveranno al San Paolo il Barcellona, una delle pi accreditate alla vittoria finale.
Intanto di ospitare Messi e i suoi compagni, però, il Napoli si può godere un discreto tesoretto accumulato durante la fase a giorni (fase nella quale gli azzurri non hanno mai perso, ma si sono piazzati al secondo posto alle spalle del Liverpool). Quest’anno De Laurentiis ha già superato quella cifra: 65,1 milioni (record del club). Il totale è dato dalla somma di partecipazione alla competizione, risultati, market pool del campionato e il minimo sicuro del torneo in corso. Niente male, visto che lo scorso anno il Napoli si era messo in tasca 49,9 milioni ai quali aggiungere i 6,7 milioni di Europa League (dov’era retrocesso dopo i gruppi), per un totale di 56,6 milioni. Volendo essere ottimisti, poi, vincere la Champions vorrebbe dire superare i 100, anche se sulla sua strada non c’è il Lione, rivale della Juve, ma il Barcellona di Messi. Cifre importanti per il Napoli che da anni oramai basa le proprie risorse economiche proprio sui proventi delle competizioni europee. In questo momento, infatti, la situazione di classifica in serie A per gli azzurri è tutt’altro che felice. Sono 11 i punti di distacco del Napoli (quota 24) dalla Roma (35) che occupa il quarto posto, l’ultimo buono per staccare un pass per la Champions 2020-21. A 5 punti, invece, c’è il Cagliari – sesto – che vorrebbe dire Europa League, competizione ma non porta certo i guadagni della Champions, ma rappresenta ugualmente un importante vetrina internazionale.
Chi invece potrebbe davvero sollevare il titolo è la Juve che significherebbe guadagnare fino a 121 milioni. L’anno scorso ha incassato in totale 95,6 milioni (cifra ufficiale comunicata dall’Uefa durante le feste). Per l’Atalanta si può davvero parlare di un tesoro, anche in proporzione al bilancio societario. La storica conquista degli ottavi ha consegnato un virtuale assegno di 45,6 milioni al presidente Percassi. Il Valencia da incrociare negli ottavi potrebbe anche indurre all’ottimismo. I nerazzurri di Gasp hanno fatto meglio di quelli di Conte in campo e, naturalmente, anche fuori: l’Inter ha guadagnato 44,8 milioni e potrà arrotondare di poco il suo bottino, anche se l’Europa League renderà probabilmente meno amara l’eliminazione. Sempre per fare accademia: vincere la Champions varrebbe per l’Atalanta un incasso di almeno 81 milioni.
Il criterio del ranking Uefa ha sicuramente indirizzato i premi verso i club con più storia. E poi c’è il market pool che, sebbene in questo triennio sia stato ridotto, gioca il suo ruolo. Qui l’Italia non domina più. L’aumento dei diritti tv degli altri campionati fa sì che i nostri club si dividano oggi «soltanto» una cinquantina di milioni. Mentre la Premier ne ha circa 70, la Liga e la Ligue 1 una sessantina. La Bundesliga è ferma a 35 ma adesso crescerà. Al di là delle variazioni annuali minime, la differenza vera si avverte a ogni triennio quando, al rinnovo dei contratti, segue di solito anche un aggiornamento della formula. Il triennio in corso si concluderà con la finale del 2021. Vale circa 1,95 miliardi di euro per i club, su un montepremi di 3,3 miliardi. Non è previsto un grande aumento per il 2021-24. Anche la formula del torneo sarà la stessa, perché tutte le energie sono concentrate sulla Champions del futuro: partirà dal 2024 e al momento ha messo Eca e grandi club contro Leghe e federazioni, con l’Uefa un po’ in difficoltà nel gestire interessi così diversi. In ogni caso, la prospettiva è quella di un forte aumento, motivo in più per il Napoli per aumentare la corsa in campionato e soprattutto consolidare la squadra anche in vista delle prossime stagioni.