Un’estate fa la storia di quei due…Musica originale di un francese – Michel Fugain – testo riadattato da un napoletano – Lorenzo Insigne – e un argentino, Paulo Dybala. Pochi dubbi: il capitano del Napoli e il numero 10 della Juventus, infatti, hanno vissuto un inizio di stagione tutto in salita e ora la musica è decisamente cambiata. Ma andiamo con ordine.
Nella piazza di Dimaro, durante il ritiro in Trentino, Lorenzo Insigne sgancia la prima bomba «Mi piacerebbe giocare più esterno». Ancelotti, che è lì in platea, ascolta e incassa. D’altra parte il loro rapporto non è mai decollato e questa a non è certo una novità del fresco luglio dolomitico. Il capitano, infatti, non gradisce giocare da seconda punta – dove lo ha riposizionato Carletto – né tanto meno come esterno del centrocampo a quattro. Lui si vede ala in un tridente e non perde mai l’occasione per ribadirlo. Intanto il campionato inizia, le giornate passano e i rapporti con l’allenatore stentano. Fino all’esclusione (del tutto a sorpresa) nel pomeriggio di Genk, quando Ancelotti lo lascia in tribuna per la gara di Champions che poi finirà con uno scialbo 0-0. I risultati di Lorenzo, poi, non è che siano nettamente migliori. Fatica a trovare il sorriso e pure il gol. Meno male che una volta al mese lo chiama Mancini, che a Coverciano lo riporta al suo piccolo mondo antico: 4-3-3 e libertà assoluta di fare e inventare.
Quando il 10 dicembre, però, Ancelotti viene esonerato dal Napoli, Insigne capisce che è il momento di riprendersi la vita in mano. Sì, perché proprio durante l’estate tanto tormentata (ha cambiato agente passando con il potentissimo Raiola) c’era stata anche la possibilità di essere ceduto, motivo per il quale Ancelotti chiede a Giuntoli l’acquisto di Lozano. Poi la cessione del capitano non si concretizza, ma l’idea di rompere il matrimonio (con l’allenatore e non con il Napoli) gli era anche passata per la testa con Raiola che intanto non si straccia i capelli per trovargli una nuova sistemazione. Il classico sogno di una notte di mezza estate, rimasto tale: sogno e basta. Dicevamo dell’esonero di Ancelotti, però, e dell’arrivo di Gattuso che fa di Insigne la chiesa da rimettere al centro del villaggio. Lorenzo lo capisce, apprezza e ringrazia. A modo suo: 3 gol in due partite di coppa Italia e qualificazione in semifinale praticamente conquistata da solo. L’acuto manca in campionato, dove però è tutto il Napoli a fare terribilmente fatica con appena un successo in 5 gare. Anche Ringhio ammette di aver trovato un Insigne rimotivato e desideroso di mettersi a disposizione. L’amore impiega poco a sbocciare tra i due e i risultati in campo sono sotto gli occhi di tutti.
La sceneggiatura della stagione di Dybala, invece, potrebbe essere tranquillamente presa in prestito da un film di Nanni Moretti. In estate sembrava avesse la valigia già pronta. Sembrava, infatti, che le sue caratteristiche non si potessero sposare con le idee tattiche di Sarri. «E allora che faccio? Vado o non vado?». Il suo nome è quello speso più spesso nella bollente trattativa tra Juve e Inter per Icardi. Paulo come pedina di scambio per arrivare a Mauro. E alla fine. «Non vado». Icardi vola a Parigi e Dybala resta a Torino, con il suo numero 10 ben stampato dietro la maglia. Eppure sono tutti sicuri che quello con l’Inter non sia un addio ma solo un arrivederci, magari già per questa sessione di mercato di gennaio. Convinti tutti tranne Sarri, però, che partita dopo partita inserisce l’argentino nelle sue rotazioni fino a farlo diventare un intoccabile. D’altra parte Dybala ha dei piedi che cantano e così la musica degli spartiti di Maurizio viene fuori che è una vera e propria sinfonia. Ecco perché la sua maschera da guerriero è tornata protagonista: 6 gol in campionato, 3 in Champions e uno in coppa Italia. Lui, come Insigne (che però è l’unico tra gli azzurri in questa specialità) è andato a segno in tutte le 3 competizioni stagionali in cui è stata impegnata la sua squadra, e ha ritrovato gol e sorriso. I loro destini sono legati, anche perché a entrambi gli allenatori chiedono di accendere la luce lì davanti. Magari non sempre di fare gol (per quelli ci sono i Cristiano Ronaldo, i Milik, gli Higuain di turno), ma di inventare. Quello spetta a chi è stato benedetto dagli dei del calcio come nel caso di Dybala e Insigne. Un’estate fa la storia di quei due poteva portarli lontano, ma l’inverno ha raccontato di una favola ben diversa.