(Italiano) Ferlaino: “Orsato ha negato uno scudetto a De Laurentiis”


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“Quando sarà possibile bisognerà riprendere con più giudizio. I verdetti dovranno arrivare tutti dal campo non certo a tavolino”

 

NAPOLI – Ci saranno ottantanove candeline (virtuali) sulla prossima torta di compleanno e sarà ancora più bello, il prossimo diciotto maggio, soffiarci su a pieni polmoni, per spazzare via questa cappa di tristezza che soffoca e tradisce. Corrado Ferlaino ha smesso di voltarsi – e da un bel po – ma adesso ha persino abbassato le persiane sul passato, lasciandolo nascosto in una foresta nella quale non filtra neanche un’ombra di malinconia ma soltanto l’avvolgente bagliore d’una felicità che si può cogliere osservando il futuro, in uno splendido esercizio d’ottimismo. «Io ho bisogno di guardare avanti ed eventualmente di prendermi soltanto il meglio di ciò che ho vissuto». Ci sono già state tante curve, come per chiunque, in questo secolo scarso di Corrado Ferlaino che ha compreso guerre ed epidemie, dolori e paure: e però adesso è diverso, c’è un nemico che si è sistemato sopra di noi, capace di aggredire da ogni angolo e senza che se ne abbia percezione, che aggredisce frontalmente o alle spalle o come gli pare e contro al quale non ci sono difese, se non provare a starsene da soli con se stessi, rinchiusi nel proprio guscio protettivo ma mica in quello sconfinato perimetro della memoria, un labirinto nel quale ci si può smarrire. Ferlaino ha spento il televisore e rimosso qualsiasi traccia del proprio amaro vissuto, sembra quasi abbia scelto di sottoporsi a una auto-analisi, respingendo i fotogrammi più taglienti della propria esistenza e adagiandosi nella camera d’aria d’un pallone, quasi fosse uno scudo o una stanza asettica, fuori dal mondo ma non dalla realtà. E aspettando il rumore sordo del prossimo rimbalzo – un suono amico, pof – che conduca nella normalità e serva però anche a ricomporre qualche crepa. «Bergamo e Brescia sono le città di Bianchi, non ci avevo pensato: voglio chiamarlo». Perché c’è ancora un domani e tante cose che non siamo riusciti a confessare neppure a noi stessi.

Le giornate interminabili di Corrado Ferlaino come si evolvono?

«Vi sembrerà strano, ma evitando la televisione: sentir parlare di picchi, di numeri di morti, di contagi, di un terrore crescente mi mette tristezza. E allora affogo le mie ore nella lettura di qualche buon libro e anche lavorando, facendo progetti: io sono proiettato nel futuro, anche se tra un po’ compirò 89 anni, ma la mia mente è rivolta al domani e sarà così, immagino, anche alla vigilia dell’ultimo saluto».

È un modo per esorcizzare la paura, verrebbe da sospettare.

«O per scansarla: anche se non credo sia possibile. Non voglio informarmi nel dettaglio su ciò che sta succedendo nel mondo, su quanta gente sia stata uccisa da questo virus pazzesco che sembra indomabile ma che invece verrà in qualche modo sconfitto dalla ricerca: però non sappiamo quando e ciò fi nisce per toglierci energia. E io non voglio perdere la speranza dinnanzi ad uno schermo che mi inonda di pessime notizie. Sto qua, in casa, disegno, fantastico sulle prossime costruzioni, do una mano ai miei figli che sono impegnati nel mio stesso ramo – Tiziana e Giulia – e parlo al telefono con Cristiana che fa la mamma; sento Luca, che è impegnato nel mondo del marketing, e poi chiacchiero con Francesca, che ha una cattedra a Innsbruck e, lo dico con orgoglio, è una scienziata ricoperta di riconoscimenti». […]

Lei è uscito dal Napoli agli inizi del Terzo Millennio, quando era un altro calcio.

«Diverso e però eguale. Ora mi viene il sospetto che alcuni dirigenti non abbiano ancora compreso la portata di questo dramma, lasciandosi ispirare nei ragionamenti dai propri interessi: la Juve vuole chiudere il campionato perché così lo vincerebbe, chi sta in coda o teme di retrocedere fa altrettanto per evitare la serie B. E invece servirebbero idee fondate sulla collaborazione e attraverso la costituzione di un pensatoio che studi formule e sistemi per ripartire».

E’ già così difficile far andar d’accordo due persone e lei immagina persino un consesso allargato?

«Io penso che Agnelli sia una certezza e un referente che, nel confronto, tornerebbe utile; così come Lotito, che ha interessi divergenti da quelli della Juventus. E poi, super partes, chi ha dato dimostrazione in campo e fuori di essere illuminato: mi piace molto Percassi, che ha costruito un autentico miracolo; e propenderei poi per De Laurentiis che, negli ultimi campionati, ha rappresentato con il Napoli il contro-potere tecnico. Nel 2018 lo scudetto gli è stato negato, diciamo così, dalle decisioni di Orsato in Inter-Juventus. Perché quello scudetto sarebbe finito qui da noi».

 

From: https://www.corrieredellosport.it/news/calcio/serie-a/napoli/2020/04/01-68429158/ferlaino_orsato_ha_negato_uno_scudetto_a_de_laurentiis_/

 

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