(Italiano) Jorginho, la rinascita del regista: «Io, leader di un Napoli vincente»


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Il cuore del centrocampo azzurro batte con i colpi dettati dai piedi di Jorginho. Il centrocampista italo-brasiliano è stato letteralmente rigenerato dalla cura Sarri, uno che del possesso palla ha fatto molto di più di una semplice filosofia di vita. Nell’ultima stagione Jorginho è sbocciato dopo un periodo decisamente meno brillante – nella gestione Benitez – e si è ripreso posto e fiducia da parte di ambiente e spogliatoio. E ora è inevitabilmente lui uno degli uomini di punta sui quali fare affidamento in vista del preliminare di Champions contro il Nizza.

Il sorteggio non è stato poi così fortunato.
«Sappiamo che il Nizza ci darà fastidio, ma ci interessa relativamente perché noi vogliamo passare il turno e arrivare alla fase a gironi della Champions».

Cosa la preoccupa di più di questa squadra?
«Magari la loro preparazione atletica».

Perché?
«Arriveranno al San Paolo per la gara di andata dopo aver già giocato due partite di campionato».

Ma quali sono le sensazioni che avverte?
«Positive, perché siamo una squadra in crescita sia atletica che mentale».

A Napoli sta salendo la febbre in vista della gara di andata contro il Nizza.
«Non avevo dubbi che la piazza potesse rispondere così bene e so che saranno in tanti a voler essere presenti al San Paolo. Ci aiuteranno perché sappiamo di giocarci subito molto della nostra stagione. Sappiamo di avere al nostro fianco tifosi eccezionali che ci garantiranno il loro sostegno nei momenti difficili. È bello sapere di non essere soli».

Al di là dei tifosi, cos’altro avete di diverso dagli altri?
«La mentalità di Sarri: lui ci ha cambiato completamente e ci ha migliorato».

E poi?
«La forza del gruppo è notevole: questo Napoli è pieno di talento ed ha anche tanta fame».

Senza dimenticare che c’è lei in mezzo al campo e sembra davvero l’uomo giusto per guidare questo Napoli verso la Champions.
«Effettivamente ora ho acquisito sicurezze sempre maggiori».

Tutto merito di Sarri?
«Sicuramente glielo devo riconoscere, ma non devo ringraziare solo lui».

E chi altro?
«Ci sono anche i miei compagni che quotidianamente mi fanno sentire la loro fiducia e mi gratificano anche nei momenti più delicati di una partita».

Come allenatore sente di dover ringraziare qualcun altro?
«Devo ammettere che il primo ad aver creduto in me è stato Mandorlini, poi è arrivato Sarri che mi ha rigenerato, alleggerito e fatto sentire importante».

E Benitez?
«Con lui ho avuto un’avventura a fasi alterne».

Si spieghi.
«Ho cominciato bene, giocavamo un bel calcio. Poi nella seconda metà della stagione ha cambiato modo di approccio alla gara cercando maggiormente i lanci e delle seconde palle. Ho sofferto, ma non è un’accusa».

Con Sarri invece è cambiata la musica.
«Adesso il sistema di gioco ci è più familiare, ma soprattutto c’è gran feeling tra di noi».

Un lavoro collaudato in questi due anni.
«Il Napoli ha seminato bene nel tempo, ci portiamo dietro gli insegnamenti di due campionati giocati sempre da protagonisti».

Rispondete con sincronismi già noti.
«Questo è sicuramente il vantaggio di avere due anni di lavoro alle spalle con lo stesso allenatore».

Sembra che vi conosciate da sempre.
«Abbiamo la possibilità di fare quel che ci riesce meglio senza la necessità di dover imparare altro, di doversi ambientare. Questo è inevitabilmente un grandissimo vantaggio per tutti noi».

E lei si sente il leader di questo Napoli?
«Assolutamente sì e lo dico senza presunzione. Ma all’interno di questa squadra ognuno di noi lo è, perché ci sentiamo importanti tutti».

Nel cocktail perfetto, qual è l’ingrediente segreto messo da Jorginho?
«L’allegria. Sono uno che pensa positivo e cerco di essere d’aiuto per tutti».

Magari anche con un rito scaramantico?
«Ogni partita comincia con un rito personale: un saluto per chi scende in campo con me. È un tentativo di caricarsi».

Il suo trampolino è stato il Verona che affronterà con la maglia del Napoli alla prima di campionato.
«Verona è una città che mi ha dato tanto, mi ha accolto quando sono arrivato, mi dato tanto affetto e altrettanto calore».

Ma tra le due tifoserie non scorre buon sangue.
«So che c’è rivalità, ma non posso dimenticare ciò che ho ricevuto da quella gente. Sono rimasto legato a molti di loro che ancora oggi guarda la partita in tv e fa il tifo per me».

Ma pensiamo al campionato. Cosa si aspetta?
«Al momento mi sembra difficile ma bello, probabilmente anche più avvincente di quelli recenti».

Griglia di partenza?
«La Juventus parte avanti, ma non può ritenersi la favorita assoluta. Inter e Milan hanno fatto un mercato importante e saranno da scoprire. Noi stiamo facendo grandi cose da due anni. E poi c’è anche la Roma che è sempre un avversario tosto».

Quindi vede un Napoli preparato nonostante abbia acquistato poco?
«Non ci serviva molto perché siamo già forti così».

E allora andiamo sul Jorginho inside. La notte si addormenta e cosa sogna?
«Vincere: è chiaro. Così come credo vogliano vincere tutti i miei compagni. Ce lo meritiamo per il modo in cui giochiamo. Vincere sarebbe il gusto premio per noi, per la città e per la società».

Insomma, ci credete per davvero.
«Stavolta sì. Mi sembra proprio di avvertire sensazioni assai positive. È come se ci fosse la situazione perfetta».

Ma se dovesse arrivare anche un successo importante con la maglia del Napoli sarà inevitabile ambire a un posto in Nazionale.
«In questo momento credo che sia meglio concentrarsi sul lavoro e lasciar perdere. Poi si vedrà».

Ma è pentito di aver preferito l’Italia al Brasile?.
«Mi limito a rispettare le scelte del ct pur senza condividerle né capirle».

Ovvero?
«Mi sembra che si stia negando l’evidenza. Niente di più».

From: Il Mattino.

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