(Italiano) Savoldi jr: «Vi racconto un anno di Covid a Bergamo, città più colpita»


CONDIVIDI/SHARE

Sorry, this entry is only available in Italiano. For the sake of viewer convenience, the content is shown below in the alternative language. You may click the link to switch the active language.

image

Atalanta-Napoli di mercoledì sera non è solo la gara di ritorno della semifinale (0-0 una settimana fa al Maradona) della coppa Italia, ma anche l’occasione per gli azzurri per ritornare a Bergamo, uno degli “epicentri” dell’epidemia di Covid in Italia. Certo, il Napoli aveva già giocato in casa dell’Atalanta alla ripresa del campionato, a luglio scorso, ma ora è praticamente un anno da quando la pandemia è scoppiata e si è diffusa anche in Italia. Bergamo, così come tutta la sua provincia, è stata una delle città più colpite, ma anche grazie al calcio, ha saputo rialzare la testa. Lo sa bene Gianluca Savoldi (figlio del bomber Beppe) che ha giocato nel Napoli (2003-04) ed oggi vive a Bergamo ed è un grande tifoso dell’Atalanta. 

Dopo quasi un anno dall’inizio della pandemia, come si vive?
«Con gli occhi di oggi dico che tutto si poteva gestire meglio. Ma con il senno di poi è sempre più facile dire le cose. Allora sembravamo inermi davanti a qualcosa di stravolgente».

E lei oggi come si sente? 

«Se mi immedesimo nell’umore e nelle paure di quei giorni mi risale un po’ di angoscia. Non ci aspettavamo un fulmine a ciel sereno così. Eravamo totalmente impreparati, non sapevamo di cosa sapevamo parlando. Non eravamo pronti per niente. Un anno fa a quest’ora c’era ancora la spensieratezza, ma tutto a un tratto ci siamo catapultati in mesi difficili. Non voglio dire che adesso si stia bene, ma quelle tantissime vittime in quei giorni hanno fatto particolarmente male. Ci siamo svegliati dalla mattina alla sera presi d’assalto da questo virus. Già a febbraio dell’anno scorso il virus circolava, ma non ne eravamo consapevoli. I primi casi erano solo i primi accertati».

Il ricordo più vivo di quei primi giorni?

«I rientri a casa dalle sporadiche uscite quotidiane per fare la spesa. Quando varcavo l’uscio a momenti buttavo via tutti i vestiti nell’inutile tentativo di debellare gli eventuali batteri. Oggi non lo facciamo più, perché almeno sappiamo cosa fare e cosa evitare».

E Bergamo oggi com’è?

«Qui si percepisce una sensibilità diversa al problema, c’è più attenzione e più rispetto per le regole. Nella difficoltà è venuta fuori molto unità e dal punto di vista dei danni economici, tutto sommato c’è stata una ripresa. Mi aspettavo tanti fallimenti e tanti negozi chiusi, ma Bergamo ha tenuto botta».

A tenere alto l’umore di tutti i bergamaschi ci ha pensato l’Atalanta, che tra campionato e Champions vi ha dato molte soddisfazioni…

«Senza dubbio. E ripenso che il giorno in cui abbiamo passato il turno di Champions e siamo andati ai quarti di finale, la città era deserta. I risultati della squadra hanno portato pensieri positivi in tutti noi. Per noi l’Atalanta rappresenta Bergamo perché è la squadra della città, ma rappresenta un punto di riferimento per un po’ tutte le realtà provinciali. È un sogno che da speranza un po’ a tutti».

Lei era anche allo stadio il giorno di Atalanta-Valencia, gara di andata di Champions e ultimo big match a porte aperte prima del lockdown: quanto le manca lo stadio?

«All’inizio ovviamente mi andava stretto. Mi sembrava di impazzire nel dover seguire la squadra dalla tv. In particolare mi è dispiaciuto restare a casa quando l’Atalanta è andata a giocare a Liverpool o ad Amsterdam per la Champions: sono 40 anni che sogniamo trasferte così. Poi ammetto che piano piano è subentrata l’abitudine a non andare allo stadio. È diventata un po’ la normalità. Di recente ho rivisto per caso i gol di una partita proprio di Coppa Italia contro la Juventus nel 2019: 3-0 per noi. Le immagini andavano in onda senza la telecronaca e si sentiva solo l’audio del pubblico. Ai tre i tre boati per i gol mi sono sentito nel pieno di quella serata meravigliosa: è stato indescrivibile».

Insomma: lo stadio è sempre lo stadio…

«Perché innanzitutto mi manca l’atmosfera e i miei amici. Lo stadio è una condivisione, l’Atalanta è la cornice. Mi è venuta nostalgia anche di una cena con gli amici».

Mercoledì altra partita che seguirà da casa: ma cosa si aspetta dopo lo 0-0 dell’andata?

«L’Atalanta soffre chi la affronta con grande umiltà mettendosi lì dietro e facendo la partita chiusa. Quindi la scelta di Gattuso all’andata mi ha convinto. Il risultato premia più il Napoli che l’Atalanta. Tolto lo 0-0, gli azzurri hanno due risultati su tre. Non mi meraviglierei sei utilizzasse una tattica analoga anche mercoledì».

From: https://www.ilmattino.it/sport/calcio/savoldi_jr_covid_bergamo-5753497.html

CONDIVIDI/SHARE