(Italiano) Atalanta-Napoli, che botta! Fa festa Muriel, bambino infinito


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Luis Muriel scrive il suo nome sulla partita speculando sulle amnesie napoletane, sugli errori, le uscite a vuoto, le sviste, riuscendo a segnare un gol e a farne segnare altri tre. Ogni volta che il pallone gli arriva sono guai per il Napoli di Gattuso, perché oltre la capitalizzazione dei quattro gol, ci sono quelli sbagliati, i tiri fuori, i cross intercettati. Si infila nelle concessioni di Bakayoko, Maksimovic, Rui, Di Lorenzo e Rrahmani, perché è incontenibile, e riesce a contaminare anche i suoi non marcatori, ogni sua discesa sempre al limite, sul bordo nell’ultimo spazio possibile è un pericolo, e il risultato dice quanto abbia pesato. È un calciatore che utilizza sempre al meglio il tempo che gli viene concesso, i palloni che tocca, spesso subentrando, invece questa volta ha a disposizione tutta la partita e ci costruisce sopra un palazzo di merito. Mostrando tutto il catalogo: dribbling, cross e gol. Usa il primo tempo per i tentativi, e il secondo per vincere. Se ne va sulla fascia sinistra, come se fosse a Cortina sulla neve, scende e nell’ultimo punto possibile, sulla linea di fondo, palombeggia in mezzo, per la testa di Duván Zapata che scavalca facilmente Mario Rui e Alex Meret. Sul secondo gol fa da vertice e idea, appoggiando su Zapata che serve Robin Gosens a centro area per un facilissimo appoggio di sinistro nella porta del Napoli. Il terzo gol è una intestazione di stima, con una fuga in area e il gol. Ruba il pallone, nell’ennesimo tentativo napoletano di impostazione dal basso non riuscito, incarnando la regola consolidata che non si regalano palloni in quella zona del campo, meno ancora a uno come Muriel, che se ne va veloce in area, sulla sua sinistra, e prima che il corridoio che ha aperto, dribblando e correndo, diventi cieco, spara in porta un tirone che Meret non può prendere, evocando un gol alla Careca: la creazione di uno spazio che apparentemente sembra non esistere tra palo e portiere, tra geometria e spazi.

 

Ma Muriel ha talento, è un bambino infinito che si diverte a reinventare le possibilità di segnare e il Napoli è senza anticorpi, in una inferiorità mentale, che lo porta a piegarsi facilmente, dopo la tenuta del primo tempo, senza tirare in porta tra l’altro. Muriel, dal canto suo, ha sempre il sorriso o la capacità di procurarselo, sa accarezzare il pallone, ne ha cura, e poi sa come domandare l’assistenza nelle imprese, per questo riesce anche ad essere un ottimo assist man. Non si affeziona al dribbling, è una disciplina che pratica quando serve, quando sente che c’è bisogno di aprire varchi, e se non serve appoggia, scambia e trova teste o piedi dei compagni. Muriel è l’attaccante utile, uno capace di gesti d’altruismo, e con i piedi giusti. Infatti anche il quarto gol arriva da lui, dal calcio d’angolo trova Djimsiti che tocca di testa per Romero che la mette nella porta di Meret consegnando il Napoli a un’altra sconfitta pesante. Muriel vive e gioca una partita tutta sua che condiziona quella dell’Atalanta nervosa e con la testa al Real Madrid, senza l’attaccante colombiano ci sarebbe stata un’altra partita, con più difficoltà e molta farraginosità. È un grande portatore di sperpero, sembra che debba dare di più, alla fine non raggiunge mai le grandi aspettative che suscita, ma torna sempre utile alla stagione, porta gol e capacità di crearne. È un calciatore in eterno conflitto tra classe e limiti, tra possibilità, risorse e testa. È un dispari, un portatore di stupore, ma non riesce a spalmarlo su una lunga striscia di partite. Probabilmente rimarrà un incompleto, ma avercene di incompleti così. 

From: https://www.ilmattino.it/sport/sscnapoli/atalanta_napoli_commento_marco_ciriello-5782587.html

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