Le ultime ore azzurre per gli svincolati. Il 30 giugno, oltre a quello di Mertens (e di Ghoulam e Malcuit), termina il contratto di Ospina, che era arrivato a Napoli quattro anni fa, contemporaneamente a Meret e Karnezis, dopo l’addio di Reina. Il colombiano, soprannominato El Patron perché è un fan della omonima serie televisiva dedicata al narcotrafficante Pablo Escobar, avrebbe dovuto fungere da chioccia per il giovane Meret e invece si è guadagnato subito il posto da titolare a causa dell’infortunio subito da Alex nel primo giorno di ritiro a Dimaro.
Ospina se ne va dopo aver giocato 103 partite tra campionato e coppe, una decina in più del compagno, che è stato frenato in queste stagioni non soltanto dai problemi fisici: due allenatori, Gattuso e Spalletti, hanno dichiaratamente preferito il colombiano al friulano. E Luciano, in un’intervista televisiva di pochi giorni fa, ha inviato un ultimo “messaggio” neanche troppo velato alla società, sottolineando quanto apprezzi i portieri che giocano con i piedi. Ospina è uno di questi, appunto. Ma il ds Giuntoli aveva fatto molto tempo fa l’ultimo colloquio con il rappresentante del 33enne portiere, perché marcata era la differenza tra richiesta del giocatore e offerta del club, intenzionato a prolungare il contratto con Meret, pagato 25 milioni nel 2018.
Ospina se ne va tra i rimpianti (per ora) di chi lo ha stimato, non soltanto il suo allenatore. Era entrato anche nel cuore dei tifosi e dei compagni per la sua personalità, quella che Meret – condizionato dall’impiego a sprazzi per problemi fisici e scelte tecniche – non è riuscito ad esibire.