Inviato a Dimaro-Folgarida
Sarà un Napoli ancora votato all’attacco. È il mantra di Spalletti da sempre. L’anno scorso si è aggrappato a un 4-2-3-1 spesso con firme d’autore, fatto di tagli, palle passanti ed un presenza costante nella metà campo avversaria. Ma Luciano ha invece in mente un’altra idea nel suo laboratorio tattico, in continua evoluzione: ovvero il ritorno alle origini, a quel 4-3-3 attorno a cui ha costruito il ciclo iniziale di 8 vittorie e un pareggio. Spalletti lo ha fatto intendere. E pure con una certa chiarezza. Ieri quando ha rivisto Lobotka all’allenamento del pomeriggio, lo ha accolto con un plateale abbraccio, con sottofondo di una ovazione. 4-3-3 o giù di lì. Per quel che contano i numeretti iniziali, perché poi il calcio di Spalletti è tutto un mix di gioco, fantasia e soluzioni ma anche corsa, intensità e assistenza.
Due giorni di preparazione. Poca roba. Solo scarabocchi sul quaderno degli appunti: in 48 ore il campo si riempirà, la rosa sarà al completo. E si capirà di più. Ma nello Spalletti II ecco che il talento dovrà essere al servizio della verticalità. Il fraseggio come struttura della fase di possesso può essere affiancato da un altro sistema, con un attacco con Kvara e Lozano sugli esterni e Osimhen là nel mezzo. Si cercherà la verticalità come schema (alternativo ma non solo) per innescare la velocità dei tre davanti, tutta gente che ha il gusto della profondità. Spalletti ha le idee chiare: bisogna far scattare il Napoli come una molla, gli altri uomini che partecipano alla manovra dovranno capire come, a fisarmonica, compattare e allungare il Napoli. Spalletti ha precisato che si parte dal portiere in questa manovra, si ricerca l’uscita dal primo pressing avversario per lanciare le frecce. Anche senza Meret, i primi allenamenti dei giovani portieri (resterà Contini alla fine) sono stati tutti finalizzati alla partenza dal basso. I tre davanti amano andare sul lungo: e allora ecco che la partenza dal basso diventa presupposto inalienabile per trovare la profondità necessaria. Anche perché sia Kvara (per come viene raccontato e per come Spalletti lo ha identificato) che Lozano amano andare dentro: quindi per Osimhen ci sarà un lavoro aggiunto di apertura degli spazi, mentre sarà soprattutto compito dei terzini sostenere il nigeriano nel fondamentale dello stacco, di quel colpo di testa esaltato dalla parole di Spalletti.
Una manovra veloce che dovrà coinvolgere sette anche otto uomini nella trequarti avversaria, nella transazione più rapida possibile. Una grande scommessa ma anche una grande arma per Spalletti. Di certo c’è che il tecnico azzurro vuole provare a valorizzare al massimo le capacità realizzative di Osimhen che può in questa stagione, soprattutto se avrà un po’ di fortuna sotto l’aspetto degli infortuni, consacrarsi come una delle stelle della serie A. L’idea è quella di partire proprio dal 4-3-3, con Lobotka e Zielinski là nella mediana. D’altronde, dell’esigenza di una metamorfosi del polacco ha iniziato a parlare lo stesso Lucianone, raccontando di voler arretrare di qualche metro Zielinski. Questo è il progetto di base, quello con cui ha anche aperto (e bene) la stagione passata. Poi si sta lavorando sulle varianti, le possibilità di cambiare in corsa in funzione anche delle esigenze tattiche, degli avversari e della disponibilità o meno dei giocatori a disposizione. Sempre con un pezzo fisso là davanti: Osimhen. Lui ovunque. Su cui puntare senza mezzi termini.