(Italiano) Napoli, l’orgoglio di Anguissa: «Questa squadra vi sorprenderà»


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Non è una sfida di poco conto, quella che il Napoli lancia al campionato. Ma è una sfida dove nessuno pone dei limiti. Dunque le spalle larghe e la serenità di un guerriero stile André Frank Zambo Anguissa, certo, non fanno male. Nel Napoli dell’anno zero, lui è uno dei pezzi pesanti. Lo sa, non lo nasconde, non si nasconde. E ne parla con sobrietà, serietà e spirito unitario. Per il camerunense essere al centro del nuovo progetto di Spalletti è una responsabilità di cui andare fieri. Non teme lo scetticismo, sa che basta poco per tramutare di nuovo tutto in passione.


Anguissa, come si sta in questo nuovo Napoli?
«Si sta bene, stiamo lavorando con intensità e passione, abbiamo un tecnico che ci trasmette fiducia e che con l’avvicinarsi dell’inizio della stagione, non fa che caricarci ancora di più. Io credo che questo Napoli sia pronto, può lottare sempre, in ogni gara, e può anche puntare al vertice, provando anche a vincere qualcosa di importante».

Ripensa qualche volta alla sconfitta di Empoli? È lì che il Napoli ha perso lo scudetto?
«Nel calcio si fanno degli errori e quelli fanno parte del gioco, della vita. Non si può stare fermi a ripensare alle vittorie e alle sconfitte, fanno parte del passato. È ovvio che a Empoli, ma anche con la Fiorentina e la Roma eravamo scesi in campo per conquistare i tre punti, ma non ha più senso stare qui a pensarci. Non porta a nulla. L’unica partita a cui pensare è la prossima, il nostro esordio a Verona».

Le mancano Mertens, Koulibaly, Ospina e Insigne?
«Sì, con tutti c’era un grande legame e ancora con Kalidou ho conservato un rapporto quasi quotidiano. Lui è felice di stare al Chelsea, io sono felice che lui sia a Londra. Lui resta legatissimo a Napoli e al Napoli, c’è un rapporto di autentico amore. Ma il calcio è questo. Io sono rimasto e sono contento: voglio fare il bene del Napoli e fare di tutto perché si possa restare ancora in alto. Come lo scorso anno».

Se le dico che ora lei è uno dei leader di questo Napoli, cosa ne pensa?
«Non voglio mentire, è chiaro che sta succedendo questo. Il mister e i miei compagni mi fanno sentire molto importante: è nato un nuovo Napoli e ci sono naturalmente nuovi leader in campo e nello spogliatoio. E io credo molto in questa squadra, perché ci vedo delle doti straordinarie: siamo un gruppo, compatto, coeso, che sa stare insieme e sa a cosa deve fare per poter puntare in alto».

È un problema questo Mondiale a metà della stagione?
«Tutti sono coinvolti in questa manifestazione, le difficoltà saranno uguali, per le nazionali e anche per i club. Ma ora non avrebbe senso pensare alla Coppa del mondo in Qatar, mancano tre mesi e il mio Mondiale adesso sono le partite del Napoli».

Che tipo è Luciano Spalletti?
«Ne sono colpito. Dal primo giorno. È una bella persona, uno degli allenatori più importanti che ho avuto perché sa come far rendere al massimo i propri calciatori, sa sempre quali tasti toccare per suscitare una reazione positiva. Ed è sempre impegnato a cercare modi per motivare, caricare, farti dare di più. È uno dei più bravi di tutti».

In questa nuova famiglia Napoli, senza il miglior bomber della storia del club azzurro, senza il capitano e la stella delle difesa, lei che ruolo occupa?
«Non sono uno che ama parlare tantissimo però, quando è il momento, o almeno quando penso che lo sia, faccio di tutto per spingere i compagni e poi dire le cose giuste. Perché non bisogna avere solo qualità sul terreno di gioco, bisogna anche supportarli con qualche frase nello spogliatoio. Ecco, cerco sempre di dare qualche consiglio per far migliorare chi gioca con me. E io accetto sempre i consigli di chi può aiutarmi a far meglio. E questo è il ruolo che mi piace avere in questo nuovo Napoli che sta nascendo e che sono sicuro sorprenderà tutti».

Potrebbe essere questo il Mondiale in cui vince una nazionale africana?
«Mi piacerebbe. Tutto è possibile, anche perché in tutte le squadre africane ci sono giocatori forti, che si sono affermati in Europa e non solo. E visto anche il periodo dell’anno in cui si gioca, chissà che davvero non possa succedere».

Tra due giorni c’è la prima giornata, esordio a Ferragosto. Che partita vi aspettate a Verona?
«È un avversario pericoloso e sappiamo che, per tradizione, quello è stato sempre un campo difficile per il Napoli. Per noi è come un big match perché il Verona ha giocatori di grande qualità ma noi vogliamo iniziare la stagione con una vittoria. Perché questo è il modo migliore per riuscire a far capire il nostro valore».

La emoziona l’idea del suo esordio in Champions League?
«Farei un errore gigantesco se già ci pensassi. Io preferisco pensare invece solo al Verona, è l’unico mio pensiero, c’è solo quello nella mia testa e in quella dei miei compagni. Il nostro motto è: gara per gara. Penserò, certo, al mio esordio in Champions, ma prima abbiamo un bel po’ di partite di campionato da affrontare».

Chi era l’idolo di Frank quando era un bambino?
«Io adoravo Ronaldinho. Era fantastico, la mia mente andava ovunque pensando alle sue giocate, alle sue magie in campo. Poi, devo ammettere che sono sempre rimasto incantato da Yaya Tourè che nel ruolo di centrocampista ha pochi rivali».

Ha giocato in Premier League e in Liga: perché ci sono queste differenze con la Serie A?
«Per intensità e contatti la Premier è il campionato più difficile di tutti, in Liga si fa tanto tiki taka ma anche la serie A ha un buon livello di gioco e di squadre. Il campionato italiano resta il più interessante per lo sviluppo che qui viene fatto della tattica. Cosa che a quelli come me non dispiace affatto».

Che sogno ha Anguissa per questa stagione che sta per iniziare?
«Voglio fare la migliore stagione della mia vita, dare tutto per il club, perché voglio arrivare più avanti possibile in tutte le competizioni. Ho scelto Napoli perché sono convinto che qui posso ottenere delle grandi soddisfazioni. E ci sono le premesse per un campionato da protagonisti».

Chi sono i suoi favoriti per lo scudetto?
«Non ce ne sta solo uno. Milan, Inter, Juventus, Roma. Ma alla fine, come sempre, in Italia come in Inghilterra e in Spagna, vincerà il migliore…».

E il suo Napoli?
«Spero che alla fine saremo proprio noi quei migliori… chi lo sa… Io credo molto nei miei compagni, nel mio allenatore, e sono consapevole della forza di questa squadra, di chi è arrivato e di chi è rimasto».

Lei e la città. Che rapporto ha?
«Io ho capito rapidamente perché si creano dei legami così forti: perché qui i tifosi sono vicinissimi e ci spingono tanto. I napoletani sono persone meravigliose e che hanno un grande senso della famiglia. Sono sempre felici di starti vicino, senti sempre la loro voglia di spingerti sia quando stanno allo stadio che quando li incontri per strada. Sono cose uniche, straordinarie, rare. Un problema ce l’ho, però: quando mi parlano in napoletano proprio non riesco a capirlo».

Un sogno nel cassetto?
«In Spagna gira un video del mio sombrero a Dani Carvajal in Villarreal-Real Madrid. Ecco, spero di farne un altro in questo campionato».

Che legame ha con la sua terra d’origine, il Camerun?
«Fa parte della mia vita, del mio cuore, della mia famiglia. Amo il mio popolo, la mia gente. Non ne parlo tanto, ma quando torno a casa, sono sempre felice di riabbracciare le persone che incontro».

Però tra la pizza e l’okok?
(ride) «È vero, la pizza è buona ma l’okok, che è un piatto con cui sono cresciuto, riesce a farlo solo a casa mia moglie. Perché ne vado matto: ci sono spinaci, zucchero e olio di palma. Per me è meglio del caviale, forse per gli spinaci che mi hanno dato la forza per sfondare, come per Popeye, Braccio di Ferro».

Che papà è Anguissa?
«È il mestiere più difficile, ho due figli di 4 e 2 anni, Noah e Leo. E cerco di stargli sempre vicino, anche quando sono lontano per le partite o per i ritiri. Adoro vivere ogni loro momento e i miei due bambini sono fonte di ispirazione anche quando sono in campo. Non sarei io senza di loro».

From: https://www.ilmattino.it/sport/sscnapoli/napoli_anguissa_intervista_mattino_campionato_2022_23-6868981.html

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