I numeri nel calcio sono importanti. Quelli di Giacomo Raspadori non lasciano spazio a troppi giri di parole. Perché con quello di ieri contro l’Ajax è arrivato a quota 4 gol in 3 partite di Champions. Alla faccia del falso nove, verrebbe da dire. Perché Jack sta rubando l’occhio per una precisione sotto porta e una presenza in area di rigore da bomber vero. Da bomber di razza. Da uno che il gol ce l’ha nel sangue.
Che avesse qualcosa di speciale lo avevano capito subito Roberto Mancini e Luciano Spalletti: non esattamente gli ultimi arrivati. Mancio lo ha portato come mascotte della sua Italia a Euro 2020, Luciano lo ha voluto fortemente in azzurro per poter cambiare faccia al suo Napoli. Detto, fatto: perché con Raspadori in campo, i difensori avversari vanno letteralmente al manicomio. Non c’è mai una zona nella quale puoi marcarlo. Perché non ti da mai punti di riferimento. Si muove in maniera continua e indecifrabile. Viene incontro, poi si butta dentro. Parte al centro, ma poi si allarga. Insomma, tracciare la rotta della sua partita è una missione praticamente impossibile. Ecco perché sotto porta è così decisivo. Si trova sempre al posto giusto e al momento giusto. E poi non ha paura. A guardarlo a prima vista ha la faccia del ragazzino sbarbatello, ma quando c’è da tirare fuori la grinta non si nasconde, anzi. Gioca a nascondino tra le maglie avversarie e al momento più opportuno spunta fuori per fare «tana libera tutti». «È arrivata un’altra grande vittoria, anche se la prestazione è stata un po’ al di sotto rispetto alle ultime. Ma ci sta perché c’è un pizzico di stanchezza. Per questo siamo stati bravi a reggere bene», l’analisi post partita dell’attaccante ventiduenne del Napoli è lucidissima. «Sia noi che l’Ajax volevamo un inizio importante, ma noi ce l’abbiamo fatta. Abbiamo indirizzato la partita proprio come volevamo». Prima con Lozano e poi proprio con lui, Giacomino che con un mancino potente e preciso ha messo a verbale il quarto gol in tre partite di Champions.
Una roba da predestinati visto che prima di lui gli unici italiani a riuscirci erano stati Alessandro Del Piero e Fabrizio Ravanelli. Era il 1995 e Raspadori non era nemmeno nato. Sarebbe arrivato al mondo addirittura 5 anni dopo, ma evidentemente aveva già il dna del predestinato del gol. «4 reti in tre gare di Champions non mi sembrano vere. Sto vivendo un sogno: non avrei mai immaginato di poterci riuscire». E invece ce l’ha fatta, proprio con la maglia del Napoli che in estate ha versato oltre 30 milioni nelle casse del Sassuolo per strapparlo agli emiliani e alla concorrenza. «Siamo molto contenti per la qualificazione agli ottavi con due turni di anticipo, ma dobbiamo continuare ad alimentare la nostra voglia di crescere e fare meglio. Vogliamo limitare gli errori e costruire ancora», aggiunge ancora Raspadori che ha fame, tanta fame. «Stiamo riuscendo a esprimere un calcio di livello molto alto e vittorie di questo tipo portano entusiasmo anche in vista delle prossime gare di campionato così come per altre competizione». E poi c’è l’effetto ambientale che per Raspadori non è del tutto indifferente. «Ammetto che fare gol e vincere in questo stadio è pazzesco. Con questo pubblico è tutto ancora più bello», parola di Jack, il bomber di Champions e non solo che ha appena iniziato a sognare e non ha alcuna intenzione di svegliarsi.