Il georgiano pacato ha preso in prestito la furia agonistica dell’attaccante nigeriano: la stizza dopo i due pali, la rabbia al gol ritrovato. Osimhen ha invece indossato la maschera del collega supereroe dello scudetto: ha segnato senza esultare, uscito dal campo, placido, stringendo la mano a Rudi Garcia. E il Napoli ripartito
Indossare l’uno la maschera da supereroe dell’altro. Scambiarsi di ruolo, non in campo, ma nella testa. Perché anche di testa il Napoli è ripartito dopo tre partite senza vincere. Troppe, per la squadra che ha cannibalizzato il campionato dello scorso anno e che, oggi, veste il tricolore sul petto. Il Napoli “riparte veramente” (tweet ADL) con tre punti, dopo una tre giorni intensa e coi due simboli – su tutti – dello scudetto. Ma a parti invertite. Da una parte Kvara, il georgiano pacato che sembra spuntato dal nulla: ha abbandonato l’esultanza “della buonanotte” dello scorso anno per lasciare spazio al volto deformato dalla grinta; la frustrazione dopo i due pali colpiti, la stizza per la sorte avversa, la rabbia al gol che mancava da troppo tempo. Perché ieri Kvara sembrava Osimhen. E invece Osimhen, da parte sua, sembrava Kvara. L’attaccante tornado che va sempre a mille all’ora ha presto in prestito il temperamento mite del collega col 77: ha segnato, ha controllato la bandierina del guardalinee, niente corse; braccia aperte per un abbraccio collettivo. Dopo la sostituzione rabbiosa di Bologna, è uscito, placido, stringendo la mano a Rudi Garcia, ha ceduto un rigore. E così il Napoli ha ritrovato la sua coppia.