Si rispettano, eccome se si rispettano Pepe Reina e Gigi Buffon. E
per capire perché, basta leggere i numeri delle loro
eccezionali carriere, i loro successi, rivedere le loro parate,
riascoltare le loro dichiarazioni, giuste o sbagliate che possano
essere sembrate nel corso degli anni. «Reina? Portiere
bravissimo, incide tanto nel gioco e nel gruppo del Napoli
perché ha un forte impatto dentro e fuori dal campo, al di
là delle parate», ha detto Gigi dell’avversario.
«Buffon? Nulla da scoprire, rimane uno dei migliori portieri
in circolazione nonostante l’età. Ho un buon rapporto
con lui nonostante la grande rivalità tra Napoli e Juventus.
Ci rispettiamo e lo ammiro tanto, Buffon è un esempio per
qualsiasi portiere», le parole di elogio di Reina.
Quarant’anni compiuti a fine gennaio Gigi, trentasei anni da
compiere nel prossimo fine agosto Pepe. Ci saranno sicuramente le
loro mani, forti, sullo scudetto che vanno a giocarsi domani sera
Juventus e Napoli nella partita verità del campionato. Due
portieri, due leader, che hanno in comune una ragione particolare
per vincere lo scudetto. Gigi al 99 per cento a fine stagione
dirà addio alla Juve e al calcio giocato e lo vuole fare
conquistando il nono tricolore ufficiale della carriera (uno gli
è stato revocato) per diventare ufficialmente il giocatore
più titolato di sempre; Pepe al 100 per cento a fine
stagione lascerà il Napoli dopo aver già scelto il
Milan e lo vuole fare conquistando il suo primo scudetto, il terzo
per la squadra azzurra, 28 anni dopo quello vinto nel 1990.
Perché se Reina non ha forzato la mano per andare via
già la scorsa estate quando ha capito che il Napoli non gli
avrebbe rinnovato il contratto alle sue condizioni, è stato
solo per onorare il patto fatto nello spogliatoio con i suoi
compagni: nessuna fuga, tutti insieme, con Sarri e con la
città, per poter conquistare lo scudetto. Una scelta bella e
difficile allo stesso tempo, per un portiere che lo scorso anno era
stato spesso criticato per un rendimento a volte alterno. La scelta
di un grande professionista che arriva alla sfida-scudetto
dell’Allianz Stadium con la consapevolezza di aver forse
disputato la migliore stagione in azzurro da quando arrivò
nell’estate del 2013 a Napoli voluto da Benitez per la
«europeizzazione» della squadra. I tifosi lo hanno
capito, non lo hanno mai contestato, neanche quando è
diventata ufficiale la sua volontà di passare al
Milan.
Perché Reina, pur non esternando più come un tempo
dal vivo e sui social le sue sensazioni, è stato come sempre
uno dei trascinatori della squadra, leader dello spogliatoio, il
primo a incoraggiare i compagni e a chiamarli ad esultare con i
tifosi al termine delle partite. C’è sempre lui a fare
da capo-banda nelle foto di rito di fine gara sotto la curva. La
vittoria dello scudetto sarebbe la gloriosa chiusura del suo ciclo
a Napoli. Dove in questi anni è riuscito anche ad
incrementare il numero delle presenze nelle coppe continentali:
è arrivato a quota 165 ed è quarto alle spalle di
Casillas (177), Paolo Maldini (174) e Xavi (173). Lui, più
di Buffon che ha quattro anni in più e cinque presenze in
meno in Europa. In comune, i portieri di Napoli e Juve hanno nel
palmares l’orgoglio di aver vinto un Mondiale con l’Italia
(2006) e la Spagna (2010) e il rammarico di non aver mai alzato una
Coppa dalle grandi orecchie.
From: Il Mattino.