(Italiano) Napoli, mille garibaldini azzurri allo Stadium:«Diventiamo campioni»


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Siamo qui per vincere e abbiamo vinto, è azzurro stasera il
cielo di Torino e di tanta, tantissima parte del mondo che ama il
pallone. È azzurra la strada che porta allo scudetto,
perché stasera abbiamo vinto noi, noi che restiamo
l’unica squadra imbattuta in trasferta dell’intero
campionato, noi che stasera abbiamo costruito l’ottava
meraviglia, l’ottava vittoria a Torino sulla juve in una
storia centenaria di delusioni e mortificazioni. Abbiamo vinto e
finalmente si sente il grido dei tifosi azzurri, mille ragazzi,
uomini, donne, bambini e anziani che piangono, si abbracciano, si
guardano e ancora non ci credono. Per tutta la partita sono rimasti
nel loro recinto, un piccolo plotone colorato in mezzo a un mare,
anzi a un oceano bianco e nero. Mille, come i garibaldini, rimasti
all esterno dello Stadium fino a notte, fino a che dai cancelli non
è uscito il pullman che riportava verso l’aeroporto i
nostri eroi. Mille arrivati da tutta Italia ma non dalla Campania,
e poco importa adesso perché la festa ormai è anche e
soprattutto li, in Campania, a Napoli. Ma qui i mille hanno visto
il miracolo con i loro occhi e davanti agli spogliatoi urlano e
chiamano koulibali, cantano e non la smetterebbero più, i
tifosi azzurri che per novanta lunghissimi minuti hanno sofferto
come non mai, davanti a un predominio evidente, continuo ma che non
trovava concretezza.

E dire che era cominciata male, ai cancelli dello Stadium, dove i
nostri erano arrivati alla spicciolata e un centinaio, che avevano
comprato biglietti emessi nonostante gli acquirenti risiedessero in
Campania, hanno dovuto fare marcia indietro, davanti a steward
inflessibili per non dire insensibili. Una enorme ingiustizia
questa della lotteria della residenza, una lotteria incomprensibile
e illogica, come se i buoni e i cattivi si distinguessero dalla
carta di identità. Fuori e dentro il catino dello Stadium,
intanto, il rito della Juve padrona del calcio si consumava senza
risparmio di canti e coreografie. Davvero difficile, per chi non
colorato non è, sopportare questa esibizione di mezzi e
fantasia. Ma forse la differenza tra noi e loro è tutta qui,
e non è una differenza da poco. Piaccia o no è il
modello a cui dobbiamo tendere, che anzi dobbiamo pretendere se
davvero vogliamo sperare in un salto di qualità che faccia
sembrare normale e non eroica ogni impresa degli azzurri.

E così comincia questa attesissima sfida, un pulcinella
compare sulle teste in curva sud, non si capisce se benaugurante
oppure uno sfottò ma per come andrà poi poco importa.
Poi cominciano i complimenti: benvenuti in italia ale, scandiscono
eloquentemente dagli spalti i tifosi in bianco e nero mentre
però i nostri pressano e pressano, e Reina se ne sta solo
soletto in questa nostra parte del campo. In tribuna una bella
sfilata di vip, non tutti necessariamente bianconeri, per esempio
Mario Orfeo, napoletano direttore generale della Rai, e Sergio
chiamparino, presidente della regione Piemonte di fede granata.
Alla fine del primo tempo il governatore dirà che la partita
è un po’ noiosa, diplomatica dichiarazione di non
voto. Ci è Luciano Moggi, dg in passato di entrambe le
squadre, e Bernardo corradi, vice commissario della lega calcio.
C’è cristiana dell Anna, protagonista di Gomorra, la
moglie di tonelli Claudia Manzella, che con la sorella Martina
posta su Instagram un coro tifoso improvvisato. Poi il prefetto
vicario di Torino Paola Siena, napoletana, il prefetto e il
questore. C’è Carlo De Benedetti, John Elkann, Andrea
Agnelli e non il presidente De Laurentiis, dettaglio non da poco
che fa infatti arrabbiare qualche napoletano: perché non
è qui, qui mentre ci giochiamo lo scudetto, urla Francesco,
napoletano di Imola, all’ingresso del settore ospiti.

Già, ci stiamo giocando lo scudetto, partita da togliere il
sonno ma che invece va lentamente trasformandosi in una passeggiata
di salute, questi non colorati non sembrano così forti,
così invincibili. Se non fosse per questa colonna sonora
assordante, questo coro continuo che si trasforma in urlo famelico,
ogni volta che prendono una palla, che vincono un contrasto, e
soprattutto che cadono a terra. Ogni tocco una caduta e un coro
sdegnato, manco fosse lesa maestà. Forse anche per questo,
per una reazione preventiva, sarri arrivando con la squadra allo
stadio aveva alzato il dito medio ai tifosi in bianco e nero che
circondavano il pullman. D’accordo non si fa, almeno non
secondo il galateo, ma si sa che in amore e in guerra tutto
è lecito. 

From: Il Mattino.

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