La Grande Bellezza, rievocata da De Laurentiis nell’intervista lunga ventiquattr’ore a proposito di Sarri, è sfiorita dopo aver toccato l’apice. Due settimane fa il Napoli aveva vinto sul campo della Juve e si era portato a -1, nei successivi 180 minuti ha conquistato un punto contro Fiorentina e Torino e ha consegnato lo scudetto ai bianconeri. Il distacco è di sei lunghezze, manca solo il sigillo aritmetico perché la differenza reti è +16 in favore di Allegri. È finita con il mesto e orgoglioso giro di campo sulla pista del San Paolo e i pianti dei tifosi che si erano recati in massa a Fuorigrotta per tenere accesa l’ultima speranza.
Il Napoli ha fatto qualcosa di straordinario. È stato quattro mesi al vertice della classifica e ha tenuto vivo il duello con la Juve – vincitrice di sette scudetti consecutivi, un’eccezione nei campionati europei più importanti – fino a quattro giornate dalla fine. Poi si è fermato. Irriconoscibile da marzo a ieri, escludendo ovviamente la perfetta prestazione a Torino. Giusto tributare un applauso a Sarri e ai suoi uomini, con cui il tecnico aveva stretto un anno fa il patto scudetto. Ma arriva poi il momento della riflessione. E di una domanda: è finito un ciclo? Noi pensiamo di sì, tuttavia questo non significa, come taluni temono, smantellare e ripartire da zero. In questo gruppo ci sono i perni su cui poggiare il nuovo Napoli, però è evidente che bisogna saper guardare oltre.
Sarri ha replicato con toni intelligentemente pacati a De Laurentiis, non chiudendo all’ipotesi di restare alla guida degli azzurri. Anzi. Però ha chiarito che se non restano sei-sette giocatori il ciclo è da considerare finito. È così? Un consistente ricambio è inevitabile. Si parte dalla porta perché Reina lascia e in partenza sono anche i suoi vice Rafael e Sepe. Bisogna fare i conti con gli over 30 Albiol, Callejon e Mertens, arrivati con Benitez nel 2013: il loro ciclo è durato 5 anni ed è doveroso cercare le alternative per irrobustire la rosa.
From: Il Mattino.