(Italiano) Accordo sul divorzio col Napoli, Sarri teme un altro colpo basso


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Sarri adesso aspetta. È il suo turno, ora. E lo fa cercando di venire a patti, di controllare, di respingere quel misto di rabbia, tristezza e incredulità che sta accompagnando questi giorni. Lo accusano di aver tirato troppo la corda, di aver rinviato fino all’inverosimile la sua risposta al Napoli. Ma lui insiste: mai avuto una vera proposta di rinnovo da parte del club azzurro.

È tra Figline e Castelfranco Piandiscò, a seguire da vicino i lavori della nuova casa. Ma per tutto il giorno ha scrutato il telefono, in attesa di qualche novità. Il Napoli lo tiene sulla graticola: non ha fretta, il club azzurro, perché il contratto di Carlo Ancelotti non potrà essere depositato prima del primo luglio, perché Re Carlo è legato al Bayern Monaco fino al giorno prima.

In caso di esonero, De Laurentiis dovrebbe versare una penale di 500mila euro. E non si capisce perché dovrebbe farlo adesso: aspetta, il presidente azzurro, perché magari qualcuno fino al 31 maggio arriverà con i soldi della clausola per chiedere di liberarlo. Si fa fatica a pensare che ci sia qualche società disposta a sborsare 8 milioni di euro per un tecnico praticamente licenziato. Ma perché correre così tanto nella comunicazione ufficiale? Le righe del tweet dell’altro giorno non sono neppure un commiato, non parlano neppure del classico «è sollevato dall’incarico». Nulla, in apparenza è ancora tutto nel limbo. Ma non è così, perché tutto è deciso.

Lo scenario più probabile è che, una volta raggiunta una intesa con un altro club, Sarri debba sedersi con De Laurentiis per trovare un accordo sulla pratica di divorzio. Una specie di resa dei conti, in cui bisognerà parlare di denaro, di buonuscite, di gestire l’addio. Ma intanto sono ore delicate, ballano gli euro e le due parti camminano sulle uova, evitando dichiarazioni avventate che potrebbero costare care quando avverrà la separazione. Sarri spera che sia consensuale: ma teme pure che il patron possa decidere per l’esonero solo il primo luglio, quando tutte le panchine sono occupate. Peraltro se sotto il profilo sportivo l’eventuale esonero lo libera, ci sono poi i diritti di immagine. Che obbligano a sedersi a discutere. Una opzione potrebbero essere le dimissioni, ma potrebbero essere rifiutate.

Solo ipotesi: nel frattempo scruta per tutto il giorno il telefono perché Alessandro Pellegrini è impegnato in un lungo summit con gli emissari del Chelsea, in cui è coinvolto anche l’intermediario internazionale Ramadani. Marina Granovskaia – che in queste ore si occupa di tutto visto che Abramovich è vittima del clima da guerra fredda tra Russia e Gran Bretagna e non ha avuto ancora il rinnovo del suo visto – sta cercando una via di uscita con Antonio Conte. Non è una formalità perché anche l’oligarca russo sta trattando per risparmiare sulle penali del licenziamento. Quando tutto sarà concluso, Sarri potrebbe davvero essere a un passo dalla panchina dei Blues. Che gli hanno offerto 6 milioni di euro per 4 anni. Meno di quanto prospettato dai russi dello Zenit San Pietroburgo che sono arrivati all’ultimo rilancio di ieri di circa 8 milioni di euro e contratti per tutti i fedelissimi collaboratori.
Sarri a questo punto sogna la Premier. Ma se è così, deve attendere. E fare attenzione: perché una parte delle dirigenza londinese fa l’occhiolino a Luis Enrique, l’ex tecnico della Roma e del Barcellona. I russi fanno il tifo contro e non chiudono. Anzi Sergey Fursenko, presidente dello Zenit San Pietroburgo, ha spiegato che «solo la prossima settimana saprete il nome del nuovo tecnico». Il ct Mancini consiglia l’esperienza sul Baltico («Sono stato benissimo e pure Maurizio si troverebbe in maniera meravigliosa»). La svolta non è imminente. Sarri dovrà pazientare ancora. È il suo turno, adesso.
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From: Il Mattino.

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