Dall’alto della sua zolla, Lorenzo Insigne, in una partita
sporca e irrazionale, fa la sua parte due volte: mettendo a bollire
la linea difensiva della Lazio prima, e poi il suo portiere. Mentre
il Napoli è ancora dedito a fiacchi esercizi, con una difesa
invertebrata, lui, sornione, poggia due gocce di pallone: apre
morbosamente per Callejon, occhieggiando quel lato sinistro che
tanti gol e punti ha portato, inseguendo quel taglio perverso che
continua a rimanere una risoluzione preziosa oltre che pratica,
infatti questa volta dal suo cross che libera lo spagnolo ne nasce
un appoggio per Arek Milik. Ma la bellezza è negli attimi
precedenti, come Insigne arriva a liberarsi, per vezzo poetico
avrebbe detto Gianni Brera, con una mezza luna di suadente vigore,
tutta rapidità ed eleganza, senza bisogno di guardare, con
la sicurezza che si ha nel compiere azioni consuete, sapendo che
c’è un cursore d’istinto pronto a ricevere, che
dall’altra parte il suo sforzo per liberarsi non è vano,
che può fare affidamento sulla sponda di fiume opposto, come
sempre, in un sicuro ricordo pallonaro che diventa azione da
gol.
From: Il Mattino.