«Mi sento francese e senegalese. Ma da quando sono arrivato qui sono anche un po’ napoletano». Comincia così la lunga intervista di Kalidou Koulibaly al Corriere dello Sport. Il centrale azzurro ha parlato del momento del Napoli tracciando un bilancio di questi primi mesi della nuova stagione. «Tutti conosciamo Ancelotti, quello che mi sorprende di più è l’umiltà che ha ancora e anche la voglia di vincere che non smettere di avere. Un uomo veramente perbene, lo ringrazio perché mi dà la voglia di andare avanti, di crescere, di far vedere che sono un giocatore sempre più forte. Spero di fare qualcosa di importante insieme. A mia moglie dico sempre che spero, alla sua età di essere una persona simile a lui».
Dal 2014 a Napoli, una lunga storia d’amore che sembra poter continuare ancora a lungo per Kalidou. «Il mio portiere di casa una volta mi ha detto che a Napoli piangi due volte, quando arrivi e quando parti. Io gli ho risposto che non ho pianto quando sono arrivato, ma se un giorno dovrò andare via, spero il più tardi possibile, è sicuro che piangerò. Ma aveva ragione lui, sono molto felice qui. La gente parla a volte male di Napoli, ma se non la vivi non puoi sapere che cosa è davvero» ha continuato Koulibaly. «A Napoli ho sempre avuto grandi allenatori. Benitez mi ha dato la possibilità di giocare in Serie A, in un campionato molto importante. Il suo calcio è molto simile a quello di Ancelotti perché sono allenatori che hanno vinto, allenato grandi squadre e la loro visione del gioco ha molti punti di contatto. Ho avuto la fortuna anche di giocare con mister Sarri e il suo calcio era per me veramente bellissimo, mi ha permesso di vedere il calcio e le partite in un modo differente».
Da sempre dalla parte dei più deboli, il difensore azzurro è anche diventato un simbolo della lotta al razzismo. «Mi infastidiscono gli attacchi per il colore della mia pelle. A Napoli non capita mai, in altri stadi si e non sono solo per me, a volte si attacca anche i napoletani. Se uno come Insigne, che è un fuoriclasse assoluto, forse il migliore giocatore dell’Italia, è fischiato in alcuni stadi perché è meridionale, quando va in Nazionale come lo devi trattare?» Ha continuato Kalidou. «Non capisco questo tipo di atteggiamento e spero che cambi velocemente. Stiamo migliorando, ma penso che dobbiamo ancora fare degli sforzi perché l’Italia deve andare avanti da questo punto di vista».
From: Il Mattino.