L’ex difensore dei partenopei: «Un allenatore preparato e ironico. Sono stati bellissimi i miei anni in azzurro»
NAPOLI – È stato bello, forse persino bellissimo: e mentre intorno c’è aria di casa, il profumo della propria adolescenza, un’esistenza che t’appartiene completamente, la memoria si appropria di «quell’altra vita», indimenticabile ed emozionante. «A Napoli stavo molto bene, ci arrivai nell’estate del 2013, dopo che con il Real Madrid non era finita nel migliore dei modi. Benitez mi volle e mi accolse benissimo e i tifosi mi hanno riempito di a? etto. E quando battemmo la Juventus, trovammo in aeroporto cinquemila persone a far festa». I suoi sei anni da Ministro della Difesa, Raul Albiol, oggi al Villarreal, li ha riattraversati confessandosi a «Las Provincias», e Napoli c’è spesso, si direbbe quasi sempre, in quel viaggio nei ricordi che restano (evidentemente) scolpiti nella pelle: «Quella notte, dopo la vittoria a Torino, ci vollero tre ore per uscire da Capodichino in pullman ed arrivare sino a Castel Volturno, il nostro Centro Sportivo, scortati da automobili e moto. E’ meraviglioso sapere di averli resi felici vincendo la Coppa Italia contro la Fiorentina e la Super Coppa con la Juventus, a Doha. Napoli è passionale, ti prende, quando esci di casa non fai un passo, è splendido ripensarci».
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In duecentotrentaquattro fotogrammi, almeno uno per ogni partita, ci si può perdere, ma di quei sei anni, della sua storia napoletana, emergono frammenti divertenti e comunque indimenticabili che raccontano un tempo,
un’epoca: «Con Sarri mi sono divertito, perché è simpatico anche come persona. Sono stati tre anni fantastici, mi ha fatto vedere le partite in modo diverso, come prima non mi capitava. Per personalità, lo paragonerei ad Aragones, peccato sia arrivato tardi nel calcio che conta. Ma era ironico, pronto a scherzare: andammo a giocare a Madrid, al Bernabeu, viaggiammo in divisa con un abito elegante e lui si presentò come sempre in tuta cominciò a prenderci in giro: sembrate studenti universitari che se la fanno sotto per l’esame. Il mio futuro so già quale sarà, in panchina: ho conosciuto e lavorato con grandi allenatori, in Italia ho imparato la tattica ma proverò ad essere come Sarri».
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Ci sono cartoline da raccogliere, ancora, e una Napoli da (ri)scoprire, sempre: c’è un (Bel) Paese che andrà visitato, quanto prima, e una città nella quale immergersi, totalmente: «Aspetto che le condizioni lo consentano, perché devo tornare da turista in Italia. Lo farò quanto prima, perché ho lasciato tanti amici a Napoli e con loro, con quella gente, il legame è molto forte».