Caro Babbo Natale, prima di tutto per favore non buttare questa lettera senza leggerla.
Lo sappiamo che tu sai benissimo qual è il nostro grande desiderio, ma se hai la pazienza di arrivare fino in fondo vedrai che ti stupiremo, e chissà magari finalmente ti deciderai a prenderci sul serio. Almeno tu, visto che il resto dell’universo non fa che rifilarci fregature. Devi capire, caro Babbo, che noi quest’anno siamo stati bravi, particolarmente bravi: per esempio ad aprile abbiamo battuto quelli là a casa loro, un’impresa che non ci riusciva da nove anni, una festa incredibile. Però non è servito a niente, la settimana dopo ci hanno fregato a Milano e noi a Firenze ci siamo caduti come polli. Dopodiché ci abbiamo riprovato a puntare in alto, questa volta addirittura in Europa: anche qui un successo dopo l’altro, applausi e complimenti in tutti gli stadi (eh sì, tanto quelli fanno sempre piacere e si danno gratis). Poi però, alla resa dei conti, quando si trattava di passare all’incasso, niente. Arrivederci e grazie. Per un gol di differenza, ti rendi conto caro Babbo Natale? Un gol.
E così ci guardiamo indietro, arrivati alla fine di questo 2018, e anche stavolta le mani stringono poco più di un pugno di mosche. Per darti un’idea, è come quando finisce uno spettacolo di fuochi d’artificio: uno spettacolo bellissimo, emozionante, ma poi le scintille si spengono e tutto ritorna buio. Ora noi di questa cosa qui saremmo un po’ stufi. Anche perché nel frattempo abbiamo messo un po’ di cose a posto: abbiamo sostituito l’allenatore (nell’ambiente dicevano che era folcloristico e troppo fuori dagli schemi e che non aveva la mentalità vincente) con uno blasonato e carismatico; abbiamo curato con amore e competenza due colonne portanti come Milik e Ghoulam, abbiamo comprato tre portieri (nel dubbio meglio abbondare) onestamente all’altezza della situazione. Specialmente questo friulano, il giovane Meret, che ieri se non fosse stato per lui questa lettera starebbe forse prendendo una piega diversa.
Il fatto è, caro Babbo Natale, che per quanto ci sforziamo a fare le cose per bene, c’è sempre qualcun altro che le fa meglio. Non tutti, eh: per esempio l’Inter, poveri i suoi tifosi, ha il presidente giovane e fico e pieno di soldi e adesso pure il manager di peso, ma ancora arranca come un treno merci in salita. Quelli là, invece. Quelli cacciano Higuain e comprano Ronaldo. E hai voglia a corrergli dietro, loro ti scappano sempre: come giustamente ha detto il nostro mister, meglio non pensarci se no ti coglie la demotivazione.
Ecco Babbo Natale, questo più o meno è il quadro e quindi adesso veniamo a noi. A quello che ci aspettiamo da te. No, non ci crederai ma non ti chiediamo i trofei, casalinghi o internazionali che siano: quelli si assegnano d’estate, quando tu probabilmente sei in letargo (?) o comunque fuori dal giro; il fatto è che noi non li vogliamo in regalo, non da te né da altri, scusa il peccato d’orgoglio ma noi ce li vogliamo conquistare, non ci piace vincere facile come altri fanno senza problemi, noi siamo fatti così. Però, per vincere sul campo, perché davvero vinca il migliore, bisogna che le condizioni di partenza siano uguali per tutti. Che le regole siano applicate in modo uniforme. Perciò, Babbo Natale, fai in modo che questo benedetto Var sia usato come e quando deve essere usato, non una volta sì e due no a seconda del colore delle maglie in campo. Perché quando viene usato bene, per esempio ieri al novantesimo allo Stadium, si capisce quanto è utile. Ecco, magari regala agli arbitri un manuale del perfetto interprete di Var, dove sia spiegato chiaramente che non può essere che lo stesso gesto sia falloso in una metà campo e regolare nell’altra. Per dire.
Poi certo, se puoi, è chiaro che qualche inciampo ogni tanto per quelli là ci starebbe pure bene. Una squadra avversaria che ingarri la partita della vita. No perché a noi succede, la Roma che arriva al San Paolo e innalza un muro impenetrabile, il portiere del Chievo che mette le ali: veramente non si capisce perché solo gli strisciati incutano adeguata soggezione. Al resto – la macchinetta del caffé per Insigne e Callejon, un corno anti pali e traverse per lo stesso Lorenzo e per Dries il folletto sperduto – possiamo pensare noi. Anzi dobbiamo. Perché qua, caro Babbo Natale, a queste vittorie risicate stile bianconero (un gol su episodio e partita trascinata senza costrutto) non siamo abituati. Una cosa bella avevamo, il gioco spettacolare, e un po’ alla volta la stiamo vedendo evaporare. Caro Babbo Natale, per favore su questo metti una buona parola con il mister. E prima di andare via parla con Santo Stefano, che già starà nervoso per questa storia del turno di campionato piazzato lì a tradimento. Se ti abbiamo convinto, sai cosa devi dirgli. Se andrà come speriamo, sapremo che ti abbiamo convinto. E che tutto, allora, diventerà possibile.
From: Il Mattino.