Premesso che dopo Sarri era complicato per chiunque, sia per i 91 punti (record) difficilmente raggiungibili, sia per la tipologia di gioco, ormai nel impressa DNA di ciascun calciatore azzurro.
Nelle prime 3 gare di campionato si è andati sempre sotto, e come giustamente paventava l’allenatore di Reggiolo, non sempre ti può andare bene. Andare sempre in svantaggio è più una questione di approccio, non so fino a che punto attribuirlo al coach, visto che parliamo di calciatori professionisti e in qualche caso, anche di esperienza. Con la Fiorentina, Ancelotti, ha mischiato un po’ le carte, accantonando la continuità ereditata dall’ormai manager del Chelsea Football Club Maurizio Sarri, probabilmente la gara è stata vinta anche perché la Fiorentina non ci ha capito niente. Sembrava non avesse preso le contromisure. Carletto ha “cernierato” il centrocampo, e con pazienza ha portato la vittoria. Credo che i meriti siano stati, in discreta parte, suoi. Riguardo l’incontro di UEFA Champions League, anche se il risultato di pareggio per il Napoli ha complicato il cammino, da un punto di vista meramente tattico, non ci sono stati problemi, nel senso che la squadra era organizzata per avere il pallino del gioco, provandola a vincere e senza doversi preoccupare delle sortite avversarie. E’ mancato il guizzo, l’ultimo passaggio, fortuna e anche in questo caso, poco attribuile all’allenatore. Ancelotti ha cambiato ancora ancora in funzione del tipo di partita, mostrandosi molto duttile. Analizzando le prestazioni, al di là dei risultati non ottimi, ma nemmeno catastrofici, e nonostante le difficoltà oggettive, l’esperto tecnico pluridecorato, ha dato, finora, il suo prezioso contributo.