Quando nella scorsa estate fu chiaro che Dybala, non riconfermato dalla Juve con un nuovo contratto, sarebbe stato sul mercato, De Laurentiis non si mosse più di tanto. Si limitò ad alcuni sondaggi, come fa sempre per giocatori e anche per allenatori.
Perché aveva già sul tavolo il piano deciso con il direttore sportivo Giuntoli ed era convinto che i calciatori scelti per sostituire gli svincolati che non avevano rinnovato l’impegno col Napoli e quelli che avevano deciso di trasferirsi altrove pur avendo il contratto avrebbero dato grandi soddisfazioni alla squadra.
C’era stato, sette anni prima, un momento in cui l’ipotesi del trasferimento di Paulo a Napoli era stata molto concreta. Aveva 21 anni ed era il talento del Palermo di proprietà di Zamparini, amico di De Laurentiis (fu il primo sponsor con il marchio Mandi in serie C, stagione 2004-2005). Lo ammise lo stesso ex patron del Palermo in un’intervista a Radio Kiss Kiss: «De Laurentiis mi aveva offerto 25-30 milioni di euro più il cartellino di Jorginho. Ma avevo già fatto tutto con la Juve». Nel breve periodo vissuto a Palermo il giovanissimo Paulo era stato coccolato dal direttore sportivo Perinetti, un lungo trascorso a Napoli. E con lui aveva spesso parlato di Maradona, di quegli anni d’oro, immaginando di vivere gli stessi trionfi. Agli scudetti con la Juve e al Mondiale con l’Argentina vi sarebbe poi arrivato.
Maradona è sempre nel cuore di Dybala. E della sua famiglia, che il 20 agosto scorso, subito dopo l’inizio del campionato, è stata a Napoli per recarsi nel museo maradoniano allestito da Massimo Vignati, figlio dello storico custode del San Paolo e della governante della casa del Pibe negli anni napoletani. Le foto della visita di mamma Alicia e degli altri familiari del neo romanista vennero pubblicate sulla pagina Facebook del museo e Dybala ringraziò con un video, promettendo una visita in quella stanza in via Lombardia (quartiere Miano) dove vi sono splendidi cimeli di Maradona. «Voglio conoscere la storia di Diego, che per noi è più di un idolo», spiegò.