Inviato a Castel Volturno
Un antidepressivo. Ecco cose serve. Il potenziale offensivo ridotto all’osso (aggregato il 19enne Cioffi), la formazione pur sempre mutilata dalle assenze, Osimhen e le regole anti-Covid gettate in una pattumiera, un punto nelle ultime tre gare del 2020. Eppure il Napoli che riparte dopo la sosta è sempre lì: a due punti dal terzo posto e con la partita con la Juventus da recuperare. Oggi contro un Cagliari che non vince dal 7 novembre (2-0) alla Sampdoria, Gattuso dovrà fare i conti con la solita emergenza che andrà via solo questa settimana con i ritorni in organico di Koulibaly e Mertens. Ringhio, le cui cure all’occhio colpito da miastenia oculare stanno producendo gli effetti sperati, non si aggrappa agli alibi: ripropone il suo tradizionale schieramento e l’idea scolpita nella pietra resta quella di piazzare Zielinski nel vertice alto del centrocampo. Poi si sa come vanno le cose, perché questa è solo la bozza di partenza ma la duttilità del gioco offensivo del Napoli consente una serie di opzioni. Gattuso vorrebbe capire in questa prima gara dell’anno nuovo che razza di margini abbia il suo Napoli, quali i miglioramenti possibili, quante lezioni date e ricevute abbia stipato in cascina, insomma se possa davvero sostenere l’enorme ruolo di squadra-protagonista anche nel 2021. Ci vogliono personalità, talento e un corposo bagaglio di sicurezze.
CONOSCERE SE STESSI
Dall’anno nuovo Gattuso cerca qualcosa di affidabile, non la solita pecorella smarrita ammirata troppe volte nel corso della parte iniziale della stagione. L’enorme lavoro tecnico, tattico e psicologico è a un momento di svolta: ora serve anche trovare concretezza. Che tradotto vuol dire: quando non si riesce a far gol, almeno bisogna evitarlo di prenderlo. A Cagliari Gattuso ha poco da inventarsi: certo, il Politano degli ultimi tempi gli toglie ogni dubbio su chi preferire tra lui e Lozano (che ha pienamente recuperato durante la sosta). Là davanti non c’è alternativa che dare fiducia a Petagna che deve fare un balzo in alto in termini di rendimento e di costanza. Quella che arriva in Sardegna, per la prima del nuovo anno, è una truppa indebolita dalle insicurezze ma altrettanto consapevole che se oggi pomeriggio tutti sputano fuori la rabbia che covano, cosa che non si è vista né con la Lazio né con il Torino, può scapparci la partita della svolta. Per neutralizzare la qualità del gioco di Di Francesco, ovvio che occorre pressarlo sullo zerbino, appena apre la porta e accenna a uscire di casa. Se i muscolari di Gattuso, Bakayoko e Fabian (ribadita la fiducia piena nello spagnolo), riusciranno ad aggredire con continuità i padroni di casa, il Napoli potrà tornare a sorridere. Cosa assai importante di questi tempi. Ed è per questo che la vittoria è vitale: proprio per l’umore, più che per la classifica.
LA VIGILIA
Gattuso nel preparare la gara col Cagliari ha soprattutto insistito su un aspetto: gli atteggiamenti del passato, tipo a ridosso di Natale con quell’approccio sbagliato a Lazio-Napoli e Napoli-Torino, non sono più accettati. Non si scherza proprio più. Inizia la seconda fase, ovvero la ricerca di conferme. Ovvio che, come tutti i tecnici della serie A, anche Gattuso è sulle spine perché dopo le sbornie natalizie e di Capodanno, teme qualche rilassamento. La trasferta col Cagliari è il primo tassello di una serie infernale (si giocherà sempre ogni tre giorni, compresa Coppa Italia e Supercoppa). Gattuso continua a non parlare alla vigilia della partite (caso quasi unico in Europa) ma è chiaro che se avesse parlato avrebbe avvertito dei pericoli di affrontare un avversario come il Cagliari a caccia di punti per non finire risucchiato nella mischia delle pericolanti. Il risveglio nella notte con l’Inter ha spezzato i nervi facendo ritrovare atmosfere aspre anche se ben conosciute e la trasferta a Cagliari è uno scomodo esame ma anche una occasione in cui si vedrà davvero di che pasta è fatto il Napoli, la sua forza morale.