Uno degli argomenti pi interessanti da osservare, prima della pandemia, stata la trasformazione di Maurizio Sarri nel passaggio dal Napoli alla Juve. Da quel dito medio che, dal pullman del Napoli, mostrò ai tifosi della Juve che insultavano lui, la sua squadra e la sua città prima della sfida scudetto del 22 aprile 2018 a quella dichiarazione dedicata al suo nuovo ambiente: «Diventi gobbo perché ti attaccano dall’esterno». Detto proprio da chi, quand’era seduto sulla panchina azzurra, alla Juve aveva dedicato veleni e ironie. Maurizio ci sembrava così lontano da quel mondo e in effetti il suo inserimento è stato difficoltoso e incompleto. Lo dice anche il suo capitano Giorgio Chiellini nell’autobiografia «Io, Giorgio» (Sperling & Kupfer, pagg. 272, euro 18,90) scritta con il giornalista di «Repubblica» Maurizio Crosetti. È un libro che ha sollevato polemiche: mettendo nel mirino l’Inter, Balotelli e Felipe Melo, ad esempio, Chiellini ha aperto il dibattito tra accusatori e difensori, a cui hanno tra gli altri partecipato, oltre ai diretti interessati, Moratti, Tardelli, Zeman, Lapo Elkann e Cassano.
Il capitolo dedicato all’allenatore è intitolato «Sarri, il fluido e l’allegria»: Maurizio vorrebbe trasferire il suo gioco, come un fluido, alla Juve e anche renderla allegra, com’era il Napoli della Grande Bellezza. Il difensore della Juve, costretto a fermarsi prima della seconda partita contro il Napoli per un grave infortunio (è rientrato a metà febbraio), conferma che Sarri non è cambiato rispetto a quand’era allenatore degli azzurri. «È un personaggio che vive di campo e di tattica. Non lo si vede quasi mai aggirarsi negli spazi del centro sportivo juventino, preferisce stare chiuso nella sua stanza. È uomo soprattutto di schemi e di statistiche: non è una persona che condivide i momenti di pausa, non lo si vede in palestra a fare due battute o a scherzare con chi sta effettuando la fisioterapia». Il maestro del 4-3-3 resta il maniaco della fase difensiva, quella che – grazie ad Albiol e Koulibaly – gli aveva consentito a Napoli di avere una squadra equilibrata e blindata. L’ironico Chiellini rivela di aver commentato così la prima lezione tattica di Sarri: «Mister, in tanti anni di carriera è la prima volta che provo un calcio d’inizio difensivo. Una battuta, certo. Ma rende l’idea». Più complesso l’approccio, non soltanto visivo, per un difensore, che deve guardare la palla e non più l’avversario. «Ma la bravura viene prima degli schemi e questo lo sa anche Sarri». L’allenatore ha pagato l’assenza del Chiello, pilastro della difesa bianconera. «Abbiamo preso qualche gol di troppo ma piano piano ci stiamo arrivando». Arrivare a ciò che ha in mente l’allenatore scelto per cambiare volto alla Juve dopo gli scudetti di Conte e Allegri. Il capitano ammette che il grande obiettivo stagionale è la Champions: vedremo cosa accadrà in agosto.
Sarri, dice Chiellini, è venuto alla Juve «per una rivoluzione copernicana: ma non è così semplice». Vorrebbe il possesso di palla al 100 per cento «ma non è così semplice». Il calcio di Maurizio è sempre «un insieme di cose da mandare a memoria ma una grande squadra di tempo ne ha poco: ci si allena giocando e si migliora sbagliando». È in questa puntualizzazione del leader bianconero la differenza tra il Napoli e la Juve perché il Napoli – pur avendo delle certezze tecniche nel 2015 grazie alle scelte di Benitez e della società – non era di base una grande squadra: lo è diventata lavorando con Sarri. Al di là delle battute su Maurizio e la sua mania per le sigarette («Andiamo a parlare nel suo ufficio in tuta perché fuma e, se ci vestissimo, dopo i nostri abiti puzzerebbero»), Chiellini chiarisce che il percorso con quest’allenatore non è completato. «Se ci riusciremo vedrete un football incredibile, il migliore d’Europa. Sono il primo a essere curioso di vedere dove ci porterà questo viaggio».