Inviato a Dimaro Folgarida
Due giorni e mezzo in Val di Sole sono stati l’antipasto del lavoro che Spalletti intensificherà a partire da questa mattina, quando in pratica ci saranno tutti gli azzurri, tranne Osimhen e Koulibaly. I nazionali sono tutti qui, ormai, e ieri si sono pure allenati per proprio conto sul campo di Carciato. Spalletti ha una certa fretta: e lo sta facendo capire in particolare a Lozano indicandogli quelli che devono essere i meccanismi tattici da oliare. Perché spesso sfugge un dettaglio: dopo la stella nigeriana, il Chucky è il calciatore della rosa che è stato pagato di più. 38 milioni di euro, terzo acquisto più caro della storia e un rendimento che fino ad adesso non è stato mai davvero da top. Giuntoli ha parlato spesso a Lozano: si aspetta molto da lui.
È il suo quarto anno qui, non c’è altro tempo da perdere: Ancelotti lo volle a tutti i costi, con Gattuso e Spalletti, nonostante l’impegno, troppo spesso è risultato un corpo estraneo rispetto ai movimenti di squadra. Eppure è uno dei pochi che non porta con sé malumori particolari: sa che non ci sono offerte per lui ed è evidente che deve darsi da fare anche perché quest’anno sarà il titolare sulla fascia destra. È vero, un desiderio ce l’ha. Forse più di un desiderio: vorrebbe essere l’erede di Insigne sulla fascia sinistra. Ma non sarà facile far cambiare idea a Lucianone che da quel lato deve puntare su Kvara. Anche qui a Dimaro, Lozano sta mostrando di essere un ragazzo serio e tatticamente disciplinato. I test hanno dimostrato che i problemi alla spalla che lo hanno costretto all’operazione (anche Mertens aveva sconsigliato l’intervento ma il messicano ha preferito affidarsi alle cure dei sanitari della sua nazionale) sono definitivamente alle spalle. Deve dimenticare alla svelta un anno nero: oltre la lussazione, anche la botta all’occhio e la paura di poter perdere la vista. Per nulla spaventato da un eventuale dualismo con Politano o con chiunque dovesse arrivare, Lozano e Spalletti parlano a lungo nel corso di questi allenamenti che hanno le Dolomiti come cornice.
Il 4-3-3 a cui Spalletti sta profondamente pensando come ulteriore arma a cui affidarsi lo proiettano tra gli intoccabili della prossima annata: il Chuchy è uno di quelli che prende e parte. Puntando sulla velocità. È l’anno della sua esplosione? È stata una grande scommessa, una cifra-record pagata al Psv. Ed è rimasto uno dei tanti, non è certo diventato la stella che tutti si aspettavano. E Spalletti spera che questa sia l’arma in più. E lo mostra nell’attenzione, nella cura ossessiva della preparazione tattica a cui sta sottoponendo Lozano. Da stamane ci sono anche Meret, Di Lorenzo e Politano (che si sono visti anche nella mattinata di ieri), Elmas, Anguissa e Zielinski.
«Fai il diablo» gli urla Spalletti. Vuole che aggredisce ogni volta che può l’avversario, oltre a volare via col pallone. Lucianone lo ha rilanciato, certo, anche perché con Gattuso in panchina è stato un piccolo strazio (anche per quei continui richiami che negli stadi senza tifosi rimbombavano). Ora per lui è anno speciale: è uno di quelli che il Mondiale lo giocherà, si è aggregato tra i primi ed è arrivato anche in discreta forma. Spalletti in questo Napoli punta su di lui. E lui pare pronto a raccogliere la sfida.