Maradona, lo scudetto, la Coppa Uefa, l’attività da manager e il futuro del calcio italiano. Ottavio Bianchi racconta e si racconta ad Agropoli, appuntamento fissato lunedì 4 luglio alle ore 19 al Castello angioino aragonese nell’ambito della rassegna “Un secolo di azzurro”, la mostra con 300 storici cimeli della Nazionale che si concluderà il 7 luglio.
Bianchi è stato invitato da Antonio Ruggiero per questo dibattito che partirà dal tema dell’integrazione nel calcio. Sa bene cosa significa perché lui, bresciano, ha vissuto dieci anni – da calciatore, allenatore e dirigente – a Napoli, arrivando a dire dopo gli insulti razzisti ascoltati durante un’amichevole nella sua città d’origine: «Finché ci sarò io il Napoli non giocherà più qui».
Ottavio scende da Bergamo Alta ad Agropoli per raccontare anche la passione per questa terra, non solo per Napoli. Nel 2017 ha ricevuto la cittadinanza onoraria a Vietri sul Mare, la splendida località della Costiera che aveva iniziato a frequentare quando allenava l’Avellino e dove aveva conosciuto la famiglia Solimene, celebre nel mondo per le ceramiche. E recentemente è stato a Monte di Procida, comune europeo dello sport 2023. Bianchi ha sempre seguito a distanza il Napoli, la sua squadra del cuore. Del rapporto con la città ha parlato tanto nel libro “Sopra il vulcano”, l’autobiografia scritta con la figlia Camilla, giornalista de L’Eco di Bergamo. Quel vulcano che gli diede l’energia vincente negli anni d’oro azzurri.