Ora dicono: Diego è di tutti. No, non è mai stato così. Era di Napoli, del Napoli e della sua Argentina. E quindi è giusto che la sua statua sia qui, nello stadio che porta il suo nome, nella città che non ha mai smesso di considerarlo un idolo, neppure quando è finito all’inferno. Ha ragione Corrado Ferlaino a ricordarlo, con la sua faccia tosta: «Qualche nemico lo avevamo noi e Diego». C’è Gianni Infantino, il numero uno di quella Fifa che…
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