Inviato a Castel di Sangro
Il 4-2-3-1 che anche ieri mattina Gattuso ha provato e riprovato non significa che il Napoli cambierà architettura in maniera radicale. È una organizzazione nuova, diversa da quel 4-3-3 che quasi tutti gli azzurri conoscono a memoria. Ed è il motivo per cui qui, in Val di Sangro, Ringhio insiste su questo genere di esercitazione. Ovvio che tutto ruota su due concetti: i giocatori hanno avuto solo due settimane di riposo e nel giro di venti giorni i muscoli devono nuovamente essere carburati e devono andare a pieno regime.
Il concetto stesso di allenamento è cambiato, in una rivoluzione che definire copernicana è quasi riduttivo. Prima di tutto l’intensità: questa è la parola chiave, il concetto stesso che segna il passaggio da Gattuso ad Ancelotti. E che fin da dicembre è emerso. L’attuale allenatore dell’Everton predicava un’alta intensità in allenamento, ma per un periodo limitato: un qualcosa che i calciatori del Napoli, arrivati dalla esperienza sarriana, mal digerivano. Le lamentele per le sessioni scarsamente capaci di incidere si sono moltiplicate a partire da fine ottobre e le dichiarazioni del post-esonero di Ancelotti hanno testimoniato come il coefficiente di intensità sia radicalmente cambiato. Ed è questo il motivo per il quale Gattuso ha ripristinato allenamenti a lunga intensità (ieri, per esempio, il gruppo è rimasto in campo al mattino per oltre due ore): le foto di qualche bonario buffetto dato dal tecnico ai suoi ragazzi, le istantanee di urla che avrebbero meritato di esser immortalate da Munch sono lo specchio di sessioni lunghe, del ripristino della doppia giornaliera (in precedenza caduta in disuso), della volontà di mettere sotto torchio giocatori che, per loro stessa ammissione, hanno bisogno del martello per rendere al meglio, senza lasciare libera interpretazione.
Da qui parte l’altra grande macro-differenza tra Ancelotti e Gattuso che con gli allenamenti aperti al pubblico finalmente può essere anche vista e non solo raccontata: l’allenamento dei principi di gioco. Il tecnico emiliano aveva dato alla sua squadra una geometria diversa da quella sarriana, con la ricerca della profondità, l’elastico difensivo e la verticalizzazione come fondamentali di un gioco che, poi, doveva adattarsi all’avversario e doveva esser letto dai singoli. Ai calciatori era lasciato il compito di comprendere quale fosse la migliore scelta in quel dato momento della partita in base ai principi della squadra che venivano impartiti in allenamento. Gattuso ha cancellato questa impostazione: il gruppo prova durante le sessioni le singole situazioni da sviluppare, sia in fase offensiva sia in fase difensiva. Le letture vengono codificate, ovvero sono studiate a seconda delle varie situazioni di gioco che ci sono e devono essere replicate in partita. Il miglioramento della fase di non possesso, in particolare, a cavallo di dicembre e fino alla vittoria della Coppa Italia, è legato a questa impostazione che consente a tutti i dieci giocatori l’applicazione di movimenti fatti e ripetuti in allenamento.
Prendiamo per esempio ieri mattina: Gattuso si è divertito a prendere parte al torello con la squadra, poi ha iniziato il test del 4-2-3-1, complimentandosi con la difesa che ha eseguito minuziosamente ogni sua indicazione e riuscendo, così, in quasi 25 minuti di allenamento, a non prendere neppure un gol. Ovvio, il fatto che passeranno solo sei settimane dall’ultima gara con il Barcellona e la prima in campionato dà il senso anche di un lavoro atletico che è già fatto per mettere velocità al gruppo. La partenza dei nazionali (è un guaio per tutti, non solo per il Napoli) non aiuta, perché si sa che il lavoro nel club è diverso da quello con le proprie nazionali (meno stressante, chiaro). Ma Gattuso vuole un Napoli pronto e lo avrà.