(Italiano) Napoli, allenamenti personalizzati e dvd: così Sarri ha blindato la difesa


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Una buona iniezione di Trap fa bene alla crescita. È come la vecchia medicina della nonna. I ragazzi di Sarri hanno imparato, chiaro che hanno imparato: non basta ricamare il più bel calcio d’Italia e forse persino d’Europa (lo dice Pep Guardiola, l’avversario di domani notte) per vincere. Perché ha una certa importanza anche non prendere gol. E allora ecco la metamorfosi in difesa in pochi mesi: non da impiegato a scarafaggio, come Gregor Samsa, ma da bruco in farfalla. Cinque gol in otto gare di campionato. Ma il cambio di marcia non arriva questa estate: bisogna allungare l’occhio più in là, non certo fermarsi all’Olimpico. Dal 25 febbraio, giorno dell’ultima sconfitta in campionato con l’Atalanta (0-2 al San Paolo) Reina ha subito in tutto 15 gol. In venti partite.

La stagione passata si è chiusa con una striscia di 10 gol incassati in 12 match e quella attuale è iniziata con le cinque reti prese in 8 partite. Poche? Sì, pochissime. Per trovare una simile rendimento bisogna tornare indietro nel tempo, alla stagione 11/12: in quell’occasione allenatore Mazzarri, le reti incassate dopo 8 partite erano state cinque. Ma con una differenza: due 0-0 e ben due sconfitte. Nulla a che vedere con questa marcia trionfale con il sottofondo della musica dell’Aida. Lo scorso anno erano 9 le reti dopo le prime 8 gare; e nel primo anno di Sarri erano state 8. Quindi un bel passo avanti, non c’è che dire. Meglio anche dell’era Benitez (6 gol nella stagione 13/14 e 11 in quella successiva).

Gli allenamenti individuali, quelli riservati esclusivamente alla linea difensiva, i dvd personalizzati, la tecnologia applicata ai vecchi metodi di allenamenti. Prendete Albiol: fin dal primo giorno dell’arrivo di Sarri ha voluto una cartellina file personalizzata per poter rivedere le sue partite al pc. E lo stesso ha voluto fare Koulibaly. In questa crescita della difesa azzurra c’entrano anche la preparazione delle sfide, con la cura di Sarri e Calzona per gli attaccanti avversari: Albiol e Koulibaly, per esempio, passano ore intere, anche a casa, studiando le punte che affronteranno nella gara successiva. Ed è stato così con Dzeko e con Perotti. Ed è così anche per Jesus, Sané, Aguero e così via, le punte del Manchester City.

Al di là delle innovazioni tattiche e tecnologiche, il calcio resta quella cosa in cui chi la butta dentro vince. Soprattutto se poi difende con applicazione, ordine e cuore. Questo hanno imparato i ragazzi di Sarri, fino a qualche tempo fa fin troppo narcisi: senza dimenticare il ruolo nella fase difensiva di Jorginho, il primo dei centrocampisti ad arretrare nella linea a 4, o delle corse all’impazzata di Callejon e Insigne (anche sabato sera all’Olimpico Lorenzo ha percorso 11,5 km in novanta minuti) o del lavoro forsennato in fase di raddoppio e non solo di Mertens (11,2 km con la Roma).
Fu vera gloria? Koulibaly e Ghoulam sono i due intoccabili: sempre titolari e solo il terzino ha concesso tre minuti a Mario Rui (nel Cagliari). Albiol per tre volte non è stato titolare (due volte sostituito da Chiriches e una da Maksimovic) mentre Hysaj si è seduto in panchina con la Lazio (c’era Maggio) ed è andato in tribuna per squalifica con l’Atalanta. Insomma, tre su quattro, giocano sempre gli stessi. Al momento la chiave del Napoli capolista è tutto in questi numeri: solo la Spal è riuscita a fare due gol al Napoli. C’è anche un dettaglio non di poco conto: nonostante il possesso palla e il tiki-taka marchio di fabbrica il Napoli ha incassato un solo gol in contropiede in questa prima parte della stagione.

Senza dimenticare la grandinata di gol che continuano gli azzurri a fare: 26 reti fino ad adesso. Con la Roma è bastato il gol di Insigne (l’ultimo 1-0 all’Inter, il 30 aprile), ma fino a due giorni fa c’era la regola di «almeno tre gol» a partita. All’Olimpico gli azzurri hanno difeso il loro gol con la buona sorte dei predestinati. E la bravura di Pepe Reina. Per la quarta volta in stagione, con la porta inviolata. Avanti così.

 

From: Il Mattino.

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