Un Napoli all’italiana, difesa e contropiede: così ha sbancato il Meazza. Gattuso è riuscito a riequilibrare la squadra in tempo record dopo il ko a Cagliari abbassando il baricentro: un Napoli umile, capace di stringere i denti, chiudere ogni spazio ai nerazzurri di Conte e ripartire con grande efficacia. Quello contro l’Inter è stato lo stesso atteggiamento tattico del match contro la Juve, una partita molto simile contro i bianconeri: squadra stretta, attenta nelle marcature dei campioni di Sarri, feroce nel recupero palla e rapidissima nei ribaltamenti di fronte.
Un Napoli che ringhia come il suo allenatore, questo lo spirito contro l’Inter, l’atteggiamento evidenziato in più occasioni contro le big, tenuto conto anche della vittoria nei quarti di finale di coppa Italia contro la Lazio, il primo vero e proprio segnale di forza arrivato con il nuovo allenatore. Si è rivisto il miglior Napoli di Gattuso dopo il black out con il Lecce, a Milano è arrivata una grande risposta anche dal punto di vista caratteriale. Un Napoli dai due volti completamente opposto a distanza di tre giorni e non è la prima volta che capita in questa stagione con questo sbalzo improvviso di umore e di rendimento. Ora c’è da effettuare lo step successivo, quello fondamentale per il salto di qualità in questi ultimi tre mesi: la crescita in termini di continuità che è sempre mancata in questa stagione. Fondamentale in questa fase la presenza di Manolas nella linea a quattro difensiva, il greco è diventato insostituibile tenendo presente l’involuzione di Koulibaly: ora è lui a guidare il reparto con efficacia e a tamponare tutte le situazioni di pericolo. Fondamentale la compattezza del centrocampo, contro l’Inter: Callejon e Elmas hanno giocato più bassi andando a formare una vera e propria linea a cinque, una diga insuperabile per i nerazurri con Fabian e Zielinski mezzali lucidissime nella doppia fase e Demme prezioso baluardo centrale davanti alla difesa. Il segreto sta nella compattezza, quella che il Napoli ha mostrato quest’anno con le grandi (qualità che era già emersa nelle due sfide di Champions con il Liverpool) e che invece ha perso contro le piccole e cioè nelle partite in cui si è sbilanciata in attacco allungandosi troppo, come nell’ultima partita al San Paolo contro il Lecce.