Al termine di un’intensa settimana per il calcio italiano, tra l’estasi della Roma (unica squadra ancora presente nelle coppe) e i tormenti della Juve (uscita dalla Champions sputando veleno), riparte il campionato. Ultimi sette turni, tutto ancora in gioco, dall’alta alla bassa classifica. Sfruttando la partita di oggi con il Milan al Meazza e quella di mercoledì con l’Udinese al San Paolo, il Napoli tenta di ridurre il distacco di quattro punti dai bianconeri, attesi dai confronti con la Samp e il Crotone, prima del match clou di domenica 22, i novanta minuti che possono decidere il campionato.
Non è certo che tutto si risolva a Torino perché poi la Juve dovrà affrontare le trasferte in casa di Inter e Roma. Bisognerà valutare il grado di stanchezza degli uomini di Sarri e di Allegri e, in particolare, quale sarà la reazione psicologica degli juventini alla malanotte di Madrid, quella in cui si sono confermati forti in campo – solo una grande squadra segna tre gol al Bernabeu – e fragili fuori.
Per il Napoli è arrivata domenica scorsa un’iniezione di fiducia dai gol di Milik e Diawara al Chievo in 4’, il colpo di testa e il tiro a giro che tengono la squadra sempre in corsa per lo scudetto perché, grazie allo scontro diretto a Torino, il distacco dalla Juve è colmabile entro il 20 maggio. Ma, a meno di cambiamenti di piani, i due piccoli grandi eroi siederanno in panchina al Meazza. Sarri continuerà a dar fiducia al gruppo dei titolarissimi. Dunque, spazio a Jorginho a centrocampo (aveva lasciato il posto a Diawara per squalifica) e riconferma per Mertens, che sta attraversando il periodo più grigio da quando gioca da prima punta. Milik, ormai recuperato sotto l’aspetto fisico e psicologico, avrebbe meritato la chance dal primo minuto. A Dries in questa fase riesce poco o nulla, eppure è intoccabile anche nel confronto con il Milan, che si presenta senza la coppia centrale di difesa: Bonucci squalificato e Romagnoli infortunato, bel problema per Gattuso, sebbene il tridente azzurro non abbia recentemente mostrato smalto, agilità ed efficacia invernali. Si può supporre che più della stanchezza fisica (da febbraio il Napoli gioca una sola partita a settimana) incida l’ansia da inseguimento alla Juve, scattata in testa a inizio marzo. Oggi gli azzurri giocheranno prima dei bianconeri: vincendo si porterebbero temporaneamente a -1, per poi sperare nell’aiuto dei due ex Quagliarella e Zapata, le punte della Samp.
Rigenerato da Gattuso, il Milan ha però rallentato nelle ultime settimane. Svanita l’illusione di piazzarsi in zona Champions, è al sesto posto e deve difendersi dalle insidie di Fiorentina e Samp. Ringhio, subito gratificato dalla società con un contratto milionario per il buon lavoro di questi mesi, se la giocherà contro il Napoli: tridente (ma solo panchina per Cutrone, la risorsa più preziosa) oltre a Bonaventura, centrocampista con 5 gol all’attivo. La squadra è stata riorganizzata tatticamente – ma il peso della doppia assenza in difesa sarà rilevante – ed è diventata più pericolosa in attacco: dopo il Napoli (266 tiri), è quella che ha calciato più in porta (251). Nelle ultime partite vi sono state sbavature della difesa azzurra, che pure è la seconda del campionato: errori come quello che aveva consentito al Chievo di passare in vantaggio rischiano di essere irreparabili. La squalifica di Mario Rui obbliga Sarri a sistemare a destra il 36enne Maggio e a dirottare Hysaj, che non si trova a proprio agio a sinistra.
Concentrazione, determinazione, ma anche lucidità nella manovra per evitare di perdere palla e lasciare spazi al Milan. Il Napoli è appannato, tuttavia fuori casa mantiene un buon rendimento: imbattuto da 28 partite, con 23 vittorie, e vuole proseguire in questo percorso al Meazza, dove ha vinto le ultime due gare contro i rossoneri. E qui Insigne, la cui ferita per gli ingenerosi fischi ricevuti al San Paolo dovrebbe essere rimarginata, ha offerto sempre spettacolo e gol. Avrà motivazioni particolari anche Reina, che nel prossimo campionato non sarà più un avversario: tutto fatto con il Milan, ma non vi siano oggi retropensieri.
Prima di un’altra domenica di fuoco, De Laurentiis ha lanciato un segnale a Sarri. Più chiaro rispetto a quello relativo a imprecisati rischi che l’allenatore avrebbe dovuto accettare in futuro. Ha confermato la disponibilità ad aumentare (raddoppiare) lo stipendio e ora attende la risposta. Che dovrà essere altrettanto chiara. La clausola rescissoria da 8 milioni scade il 31 maggio, undici giorni dopo la fine del campionato, ma non può essere quello il momento per mettersi intorno a un tavolo e decidere il destino del Napoli, anche se tre anni fa De Laurentiis si accordò con Sarri ai primi di giugno. Il tecnico ha il dovere di concentrarsi sul campionato e il diritto di attendere eventuali proposte più gratificanti sotto l’aspetto economico («Con il prossimo contratto mi voglio arricchire», disse il 13 maggio 2017, indicando quella come priorità, non l’acquisto di giocatori più forti o la costruzione di un centro sportivo), tuttavia il brillante ciclo napoletano può proseguire con le necessarie integrazioni nell’organico e la presa di coscienza che per battersi su più fronti occorre ampliare l’impiego di giocatori. La cosa più importante è che questa partita a scacchi tra presidente e allenatore non abbia riflessi sulla squadra impegnata in una complessa operazione di recupero punti.
From: Il Mattino.