Ci mancava solo la guerra dei santi del pallone. «Addio San
Paolo, porto il Napoli da San Nicola», ha tuonato De
Laurentiis. Per smorzare la provocazione, occorreva un taglio
netto. Lo ha dato Antonio Decaro, sindaco di Bari: «Il nostro
stadio non possiede i requisiti di agibilità dell’Uefa,
ci sono problemi all’impianto elettrico». È chiaro
che la minaccia del presidente azzurro, affidata a una intervista
al Corriere dello Sport, di voler emigrare per le sfide di
Champions è soltanto una provocazione, come confermano i
suoi stessi collaboratori: impossibile, abbiamo già indicato
Palermo come sede alternativa a Napoli.
San Paolo questione infinita, tormento quotidiano ma teatrino
perfetto per le beghe continue tra il club e Palazzo San Giacomo. I
due condottieri non si parlano da tempo, sindaco e presidente usano
la squadra di calcio come campo per le loro battaglie. E nessuno
molla di un centimetro, tanto da pensare di caricare magliette,
pantaloncini, palloni, tifosi e mollare Fuorigrotta per Bari, che
non sarà «un cesso che più cesso non si
può» ma nemmeno il salotto che Aurelio vuol far
credere agli altri e a sé stesso: per accedervi
all’interno, alcuni settori sono transennati per crolli di
parte dell’intonaco, e l’impianto elettrico non è
funzionante. Proprio ieri mattina, peraltro, l’assessore allo
Sport Ciro Borriello aveva simbolicamente teso una mano alla
società azzurra: «Se vuole, il presidente è il
benvenuto durante le nostre riunioni, restiamo favorevoli alla
vendita del San Paolo purchè ci siano i requisiti
indispensabili. In presenza di offerte congrue, discuteremo con
esperti del settore per stabilire il valore di mercato
dell’impianto. Non facciamo favori a nessuno, siamo il Comune,
rappresentiamo e tuteliamo gli interessi della città e non
di una squadra di calcio». Da Castel Volturno la risposta
è stata netta: «No grazie, se possiamo ce ne andiamo.
E in due anni ci costruiamo con i nostri soldi il nuovo
stadio». Idea che affascina ma che marcisce nel cassetto da
una vita. «Saranno almeno dieci anni che Aurelio minaccia di
lasciare il San Paolo, ha soltanto alzato la voce per cercare di
smuovere le acque», ha sbuffato Pierpaolo Marino, ex
direttore sportivo del club nel primo lustro della gestione
ADL.
Emigrare equivale a fare un dispetto e un gesto del genere non
favorirebbe i buoni rapporti tra due città. A Napoli De
Magistris (sabato non andrà in curva per impegni politici
fuori città) è stato categorico e sintetico.
«Trovo impensabile – dice – una soluzione del genere, non
accadrà mai che il Napoli non giochi al San Paolo. È
grave che questo fatto sia soltanto immaginato». Il suo
collega barese Decaro è stato ancora più profondo, in
pratica è come se il sindaco del capoluogo pugliese avesse
gentilmente rifiutato: «Resto dell’idea che ogni club
debba giocare nel proprio stadio, con i propri tifosi. A noi
farebbe soltanto piacere ospitare il Napoli e la Champions ma le
squadre devono giocare nelle loro città di
appartenenza».
From: Il Mattino.