Che sberla, ragazzi. Un manrovescio tanto doloroso quanto
inaspettato, e il peggio è che Sarri teme che sarà
terribilmente difficile rialzarsi. Ed è per questo che da
due giorni ha messo nell’angolo il suo Napoli: voce alta,
rimproveri, faccia a faccia. No, ragazzi, non roviniamo tutto in
queste ultime tre giornate lasciandoci andare. E poi, perché
non credere ancora nello scudetto? Sì, lo ha detto il
tecnico azzurro ai suoi. Ha detto proprio così:
perché non crederci ancora, perché mollare?
Contro la Fiorentina Sarri ha visto evaporare la squadra euclidea,
precisa e talentuosa che ha incantato l’Italia del calcio. Non
ha voluto fornire alibi ai suoi, Sarri: non lo ha fatto in pubblico
e non lo ha fatto neppure nel chiuso dello spogliatoio.
L’allenatore non accetta che qualcuno possa giustificare la
prestazione di domenica con il risultato di sabato sera a San Siro,
con le polemiche legate alla direzione arbitrale di Orsato. Lo
facciano gli altri ma non può accettare che siano i suoi
giocatori a farlo.
Il celebrato gioco di Sarri è divenuto al Franchi una
ragnatela appiccicosa, una trappola mortale per lo stesso ragno:
l’impotenza creativa là in mezzo dopo l’uscita di
Jorginho ha fatto il resto. 11 contro 10 non è mai facile
per nessuno (solo il barone Liedholm sosteneva il contrario, ovvero
che in dieci si gioca meglio che in undici).
Ieri ancora una volta nessuno sconto. Né a se stesso
né ai suoi. Doppio allenamento, drone in azione, azioni
riviste sul maxi-schermo, lezioni di tattica. Con il Torino
potrebbe riposare Mertens: il belga è la grande delusione di
questa seconda parte della stagione. Non solo non segna più,
ma il suo rendimento è crollato in maniera
vertiginosa.
From: Il Mattino.