I giocatori faccia a faccia con il presidente nel pomeriggio: pronte le scuse, ma ADL è intransigente
NAPOLI – Questa è una “storiaccia” strana, persino perfida nella sua evoluzione, e racchiude in sé il turbolento vissuto dell’ultimo mese: se fosse un romanzo, lo chiamerebbero (e con tatto) “Guerra e pace”, però bisogna aver rispetto della letteratura e anche delle parole e contenerle in un limbo più aderente alla vicenda, che rimane di calcio ma anche di vita. Questo è un appuntamento che non si può rinviare e infatti Aurelio De Laurentiis l’ha fissato intorno alle ore quindici, in una Castel Volturno che diventerà il teatro di un incontro dialettico e non certo fisico per uscire dagli equivoci, per ristabilire il normale rispetto delle regole, per continuare ad imporre un rigore che il 5 novembre il Napoli, la squadra, ha scomposto, anzi ha demolito, aprendo un caso ch’è più unico che raro. (…)
Questo faccia a faccia servirà ai calciatori per chiedere scusa a De Laurentiis, per pentirsi privatamente e – volendo – per aprire anche ad una dichiarazione pubblica, per cercare di abbattere una distanza divenuta siderale nei venticinque giorni che sono alle spalle e vuole riapprodare in una “legalità”, in cui ognuno interpreti se stesso. Questa è la sintesi d’uno “scontro” che non rimane inchiodato esclusivamente sugli aspetti economici ma che intorno ad essi ruoterà: e si parlerà, ovviamente di quei due milioni e mezzo lordi di euro, circa, che la squadra dovrà riconoscere, se il Collegio Arbitrale darà l’ok, ma anche del rischio concreto che poi il Napoli, stavolta inteso come società, faccia altro, invocando anche il risarcimento per i danni d’immagine.
Qui ci saranno due posizioni, esatte e contrarie: e mentre De Laurentiis resterà rigidamente aggrappato alla propria, intransigente severità d’un manager – o d’un padre rigoroso – indomabile dinnanzi alla frantumazione dei princìpi, quei «discoli», gli ammutinati, cospargendosi il capo di cenere, magari battendosi anche il petto per tre volte, tenteranno disperatamente di strappare comprensione, una più mite applicazione della pena che arrivi al 5% ed eviti così spargimento di ulteriore tensione, e la speranza che non ci sia ancora e un altro procedimento disciplinare e che s’intraveda una luce, dalla quale lasciarsi illuminare per oscurare, e si può dire, un attimo di follia. Questo è un patto da siglare, ogni partita come se fosse Anfield, per riprendersi se stesso e guardare avanti, allungandosi una mano che aiuti a estirpare la radice d’un malessere.
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