Inizia a parlare di leggerezza, di spensieratezza. Batte su questi tasti Rino Gattuso in questi giorni. Non è Davide contro Golia, forse è il miglior momento degli ultimi anni per affrontare il Barcellona, ma in ogni caso serve una impresa per passare il turno. Nessuno farà un dramma in caso di eliminazione, nessuno oserà puntare il dito sulla squadra. Ad altri, come l’osannata Atalanta, è andata magnificamente nel sorteggio degli ottavi, trovando il Valencia. Non importa. Gattuso è lì che non ha ancora il tempo per pianificare la prossima stagione. Le sue sono notti di dvd, di fermi immagine, di fast forward e rewind, di appunti, di strategie. Notti di preparazione. Notti da Gattuso.
IL CLIMA
Non dovete credergli quando prova a non dare alibi alla sua squadra per certi cali di rendimento nel post lockdown: sa bene che peso hanno le motivazioni nella testa e pure nelle gambe. E quindi sa bene che 23 punti in 12 partite sono un score di tutto rispetto per una formazione che ha conquistato la Coppa Italia e con il trofeo l’accesso alla fase a gironi dell’Europa League (11esima qualificazione europea consecutiva, un record in Italia) e che dopo il ko di Bergamo aveva visto sparire le chance di una clamorosa rimonta in Champions League. Ora, per intenderci, pure se il Napoli dalla ripresa del campionato in poi le avesse vinte tutte (proprio tutte) avrebbe finito a quota 75 punti. A pari punti con l’Atalanta. Ma in caso di volata, difficilmente Gasperini avrebbe fatto qualche passo falso. Insomma, la zona Champions è stata persa da Ancelotti a inizio stagione, e Gattuso ha solo ridato l’anima al Napoli.
LE SCELTE
Nessuno nello staff tecnico del Napoli crede alla versione 3-5-2 di Setien ipotizzata da qualche media catalano. Il problema non è solo studiare la gabbia per Messi: tra l’altro non si sa neanche in che posizione giocherà la Pulce, se da attaccante esterno o da centrale. Con Osasuna e Alaves, ultime due gare di Liga, ha giocato da attaccante destro, con il Valladolid da seconda punta, con Villareal ed Espanyol da trequartista. Il problema è più generale, e più complicato: bloccarne le fonti del gioco, cercare di neutralizzare quella fluidità nella circolazione del pallone (con le improvvise verticalizzazioni per andare in porta) che non ha eguali al mondo e che è il segreto del Barcellona. Sia pure nella versione più modesta di Setien, in bilico fino a poche settimane fa e una specie di re Travicello sulla panchina catalana. Serve, quindi una organizzazione difensiva perfetta. Una difesa con Di Lorenzo, Manolas, Koulibaly e Mario Rui; un centrocampo con Demme là davanti alla difesa, Zielinski e Fabian esterni, Mertens punta centrale falso nove nella terra del falso nove e infine Callejon e Insigne (salvo imprevisti) sugli esterni. E senza Lorenzo? Toccherà ad Elmas, impensabile poter puntare su Lozano. Non perché Ringhio non abbia in considerazione il messicano, ma perché sa che per poterne sfruttare al meglio le sue doti di saltatore dell’uomo, serve una sistema di gioco diverso da quello che ha il Napoli ora.