Il nuovo allenatore azzurro si prepara al debutto: ha parlato con Milik (“Sei al centro del progetto”) e ha consegnato a Insigne la libertà di tornare al gol
CASTEL VOLTURNO – Sarà 4-3-3: e se dovessero sembrare numeri, o un linguaggio in codice, converrà ricredersi, uscire dal conformismo dialettico, e pensare che forse, senza esagerare, questa è una scelta di vita calcistica. L’eleveranno a mantra o a qualcosa che gli somigli, sa di liturgia tattica in salsa napoletana, più o meno una fede divenuta irrinunciabile, probabilmente perché è rimasto negli occhi il poster d’un triennio del quale (quasi) nessuno è riuscito a spogliarsi. Eppure ci sono state ragioni per ricredersi – mica soltanto le gare con il Liverpool – ma non si esce da quel labirinto ideologico nel quale (il) Napoli s’è tuffato: e Gattuso, semplicissimo, è stato scelto anche per questo, perché gli piace proprio essere da tridente. Certo è diverso nella pratica, ognuno ha i propri metodi, ma il sospetto che stavolta servisse anche Freud a spazzolare la testa è compreso nel discorso: perché in quel modo, 4-3-3, si assorbe psicologia spicciola per togliere gli alibi al Napoli e provare a tirargli fuori ciò che sa.
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4-3-3, così chi vuole può provare anche il tiro a giro, per uscire dagli equivoci e smetterla di tormentarsi, di inseguire i fantasmi del passato, rimanendo ai margini del proprio talento. 4-3-3 vuol dire, per cominciare, che la rumba dello scugnizzo, in arte Lorenzo Insigne, va in onda con precisione alle 18 di domani, contro il Parma, e da quel momento, e per le successive due circa, dovrà essere una corsa leggera per liberarsi dell’ossessione del gol che al fischio d’inizio approderà a 52 giorni in assoluto (a Salisburgo, il 23 ottobre, l’ultima perla) e ad 83 in campionato (addirittura a Lecce, ma su rigore,il 22 settembre).
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