Nella prima partita al «Maradona» il Napoli annoia facendosi pallonare dalla Real Sociedad, che tiene il pallone e spreca. Ovviamente per i canoni di Mourinho il Napoli ha amministrato, pareggiato e passato il turno da primo in classifica, il problema è la noia di chi guarda non avendo Mourinho in panchina e nemmeno una ripartenza con gol. Sembrava di rivedere un Allegri al ribasso. Era una partita con due risultati a favore su tre per il Napoli che ha scelto ormai una versione di copertura senza Garra Charrúa.
Insomma, va bene una partita di Europa League per la prima di Maradona come nome dello stadio, ma ci voleva almeno il ricordo della bellezza regalata con colpi di scena continui fuori e dentro al campo da Diego, che ha sempre elargito a piene mani, uno sperpero bohémienne che nemmeno gli uomini di Imanol Alguacil hanno dato, perché incapaci di raggiungere il gol, gran palleggio e possesso, ma per il gol poi se ne riparla. Giostre come quelle maradoniane oggi se le sognano pure a Barcellona, però almeno un cavalluccio a dondolo i tifosi del Napoli lo meritavano. Qualcuno si accontenterà di quello di Zielinski, un calciatore da montagne russe, che poi si innamorerà del gran gol segnato e ci penserà su per due tre partite, assentandosi dal gioco.
Più che altro è stata la partita di Rino Gattuso, delle sue urla che hanno riempito il «Maradona» interrompendo i numerosissimi passaggi degli spagnoli e i ripiegamenti del suo Napoli. Una telecronaca da un lato solo. Un battere e levare che annoiava come veder asciugare la pittura sui muri. Tanto che i colpi di scena per il «Maradona» arrivavano da un altro campo, quello del Rijeka che batteva l’Az regalando il passaggio alla Real Sociedad. Una partita in differita con le urla di Gattuso, qualcosa che rassomiglia al passare la sera guardando un talk sulla politica. No, Maradona, meritava di più. Lui che non ha mai aspettato nulla, nemmeno un caffè, si è ritrovato con una partita di attese e temporeggiamenti, di palleggi e tiri sbilenchi, con un continuo promettere senza mantenere. Un affronto a la Zurda, la vita mancina. Una partita tutta di destro e moderazione, ordine e ragione, a difesa del risultato, e che risultato.
Un equilibrio senza follie, per giunta nel giorno dell’assenza di Paolo Rossi, una doppia bestemmia. Col pallone contemplato e mai fatto correre, passaggi e passaggi e passaggi di tempo, con tentativi d’interruzione e zero emozioni, e per giunta con buona parte della partita sotto la pioggia. Una triste sera di dicembre, dopo settimane di lacrime, meritavamo qualcosa di più.