Che mal di testa. L’11 dicembre è la sera dei destini
sospesi, con la partita che comincia a Liverpool e continua a
Belgrado. Ma poi chi lo ha detto che questo girone diventerà
davvero il cubo di Rubik delle possibilità incrociate?
Perché se il Napoli pareggia o vince oppure se la Stella
Rossa fa un bel regalo di Natale ai fratelli napoletani, gli
azzurri fanno marameo a tutti le statistiche che in queste ore
stanno facendo ammattire tifosi inglesi, francesi e italiani e si
qualificano per gli ottavi di finale della Champions. Alla faccia
dei Reds, di quel mattacchione di Klopp, dei 222 milioni spesi per
Neymar e compagnia cantando.
Ancelotti benedice il gol preso nel secondo tempo dalla Stella
Rossa perché, dice, costringe il Napoli a non fare poi tanti
calcoli. Però, senza quella rete, persino la sconfitta per
1-0 sarebbe stata accolta tra gli hurrà. Invece non è
così. Perché il Napoli può anche perdere, ma a
patto che lo faccia con un gol di scarto, e purché vada a
segno. Altrimenti ciao ciao qualificazione. Sempre a patto,
s’intende, che a Belgrado i serbi non mandino al tappeto
Neymar, Mbappé e i tutti gli altri cavalieri del sultano del
Qatar. Ora figurarsi se Carletto si stupisce che sia ancora il
Liverpool sulla sua strada: è sempre così, fin da
quando era calciatore. Dalla finale (che non giocò) di Coppa
dei Campioni del 1983, a quelle da allenatore (col Milan) del 2005
e del 2007. Il vantaggio di Ancelotti è che per qualificarsi
deve non perdere senza stare lì ad aspettare, calcolare,
sperare. Dev’essere grande, sapendo che questo basterà.
Deve non farsi mettere sotto dagli inglesi e basta. Poi quello che
fa il Paris St Germain non importerà e neppure se i serbi
abbiano voglia o meno di dargli una mano.
From: Il Mattino.