«Essere il figlio di può dare benefici, ma dall’altro lato pesa. Ho dovuto dimostrare il doppio». Comincia così la lunga intervista di Giovanni Simeone alla Nacion, raccontando il momento al Napoli e i sogni di Mondiale: «Sogno la nazionale e continuerò a farlo. Ma ci sono tanti giocatori forti, l’Argentina ha tanti campioni. Io darò il massimo sempre, continuerò così: ogni domenica vado in campo per dimostrare a Scaloni che merito».
«Se non sarò al Mondiale, tornerò in campo e darò ancora il massimo» continua Simeone. «Qualcuno si arrende, io no. Quando Luciano Spalletti non mi fa giocare la domenica mi chiedo il perché: ha scelto Raspadori e non me? mi dico. Ma non mi arrendo e cerco il modo per convincerlo. Non si tratta di quantità, ma di qualità: se l’allenatore ti concede cinque minuti e ne approfitti, dopo punterà su di te. Quando è arrivato il Napoli ho sentito di dover accettare, non so spiegarlo. Era destino. Non mi sono mai sentito come mi sento a Napoli. È un grande club e questo mi motiva, ho lottato per poter essere qui. Quando ho accettato, mio padre mi ha mandato un messaggio: Stai per giocare nel club che fu di Maradona, un sogno per tutti gli argentini. Qui tutti mi parlano ancora di Diego».
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